Coronavirus

Rientro a scuola: cosa può succedere con la ripartenza

Prosegue il braccio di ferro tra regioni e governo sulle riaperture. Il ministro Bianchi: "Gli studenti torneranno a fare lezione in classe. Ora serve responsabilità da parte di tutti". Preoccupa l'esempio che arriva dalla Francia

Rientro a scuola: cosa può succedere con la ripartenza

Continua il braccio di ferro tra il governo e alcuni presidenti di Regione che hanno deciso di posticipare il ritorno a scuola degli studenti dopo le lunghe vacanze natalizie. L’orientamento del premier Mario Draghi e del ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi è chiaro: bisogna fare lezione tra i banchi e utilizzare la dad solo in casi estremi; le regole ci sono e vanno rispettate, senza creare allarmismi. Eppure, il timore che il rientro in classe di miglia di alunni possa aumentare la diffusione del Covid-19 è reale e coinvolge più di un’istituzione locale.

La posizione dei governatori

In Campania, Valle d’Aosta, Puglia, Piemonte, Molise, Liguria, Veneto, Lazio, Calabria, Sicilia e in provincia di Bolzano i presidenti hanno ordinato lo slittamento del rientro a scuola, ponendosi in contrasto con le direttive del governo. Gli altri enti regionali, invece, hanno deciso di rispettare le regole con la ripresa delle lezioni tra il 7 e il 10 gennaio. Non sono solamente i governatori ad avere paura del possibile aumento dei contagi, ma anche i dirigenti scolastici manifestano forti preoccupazioni. La petizione promossa in tante scuole per rinviare di qualche settimana il rientro in classe di studenti e docenti, come riporta la Repubblica, ha superato le 2mila firme da parte dei dirigenti e le 26mila sottoscrizioni degli insegnanti e sarà spedita al ministro Bianchi nelle prossime ore.

La “resistenza” del governo

Il ministero dell’Istruzione, però, è irremovibile. In un’intervista concessa al Corriere della Sera, il ministro Bianchi ha dichiarato: “Gli studenti torneranno a fare lezione in classe. Ora serve responsabilità da parte di tutti. Un anno fa non avevamo i vaccini. La vita e l’apprendimento dei nostri ragazzi sono già stati penalizzati”. Nessun passo indietro quindi rispetto al normale rientro in classe e nessuna concessione a quei governatori che hanno previsto lo slittamento delle lezioni in presenza.“La legge è molto chiara – ha continuato Bianchi – permette ai presidenti di Regione di intervenire solo in zona rossa e in circostanze straordinarie. Queste condizioni oggi non ci sono. Ritengo vi siano gli estremi per impugnare gli atti dei presidenti di Regione”. Il governo, in ogni caso, insiste anche sul fatto che in nessun’altra nazione d’Europa si è bloccato il ritorno a scuola. Ma cosa è successo nei luoghi dove le lezioni sono già riprese da alcuni giorni?

Il caso della Francia

Le notizie che giungono da altre nazioni non sono incoraggianti. In Francia, dopo soli quattro giorni dal rientro in classe, si è avuto un numero di contagiati pari agli infettati in sette giorni nel mese di dicembre, poco meno di 50mila persone. Un dato significativo che potrebbe essere premonitore anche per l’Italia.

Le misure adottate dai francesi sono simili a quelle messe in campo dagli italiani, quindi un raffronto è possibile.

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