Cronache

Ristoranti si trasformano in mense: l'escamotage per aggirare i provvedimenti di chiusura

Basta avere un contratto di somministrazione con un'azienda per trasformare un ristorante in una mensa: ecco come i furbi aggirano le norme

Ristoranti si trasformano in mense: l'escamotage per aggirare i provvedimenti di chiusura

In tutti i provvedimento firmati dal governo, sia al tempo di Giuseppe Conte sia ora con Mario Draghi, è previsto che le attività di mensa e di catering "su base contrattuale" continuino a svolgere la loro attività. Ciò significa che le attività di somministrazione e distribuzione di cibo e bevande che sono in possesso di un contratto con un'azienda non sobo obbligate ad abbassare le saracinesche, come invece accade ai ristoranti e ai bar tradizionali. "La ratio era lasciare aperte le mense aziendali appaltate a ditte esterne, poi è arrivata l'interpretazione estensiva", ha spiegato l'ex senatore, oggi imprenditore alimentare, Gianluca Pini a Il Fatto Quotidiano. E l'interpretazione estensiva ha permesso a molti di utilizzare questa deroga come escamotage, soprattutto dopo un ulteriore spostamento dei paletti interpretativi.

Gianluca Pini, che vive e opera nell'area forlivese, ha rivelato a Il Fatto Quotidiano di avere le prove che molti ristoranti utilizzano l'interpretazione estensiva per servire pasti anche al tavolo in zona arancione o rossa, ricadendo perfettamente all'interno del recinto tracciato dai provvedimenti del governo. Pare, infatti, che ci siano ristoranti che per aggirare le norme firmino contratti di somministrazione con alcune aziende della zona, che dichiarano di servirsi di quel locale per far mangiare i propri dipendenti. Certo, non sono derogate le misure in materia di sicurezza tra le quali l'obbligo di distanziamento tra i tavoli e di mascherina. Tuttavia, al netto di questo è possibile lavorare come se ci si trovasse in zona gialla. L'assenza di controlli completa il quadro di una norma confusionaria, che balza all'occhio soprattutto ora che l'Italia è travolta dalla terza ondata.

"Ho le prove che in questa zona diversi locali fanno entrare chiunque. All’ingresso fanno firmare un modulo prestampato in cui si dichiara di essere il legale rappresentante della propria società e di volersi avvalere del 'servizio mensa'", dice Gianluca Pini a Il Fatto Quotidiano, riferendosi all'area forlivese. Questa pratica è uno schiaffo in faccia a tutti i ristoratori, baristi e imprenditori che, invece, da un anno si attengono alle regole e oggi sono sull'orlo del fallimento in attesa dei ristori. "Non c’è nessuna verifica, ci si siede e si mangia. Chi, come noi, tira avanti con l’asporto e le consegne a domicilio fa la figura del fesso", ammette Pini.

La Federazione italiana pubblici esercizi ha immediatamente colto l'occasione. Nelle sue Faq, infatti, sottolinea che non è più necessario cambiare codice Ateco per essere considerati alla stregua della mensa, è sufficiente l'autodichiarazione di cui parla Pini. Casi clamorosi di ristoranti travestiti di mense si sono verificati a Sanremo durante il Festival.

"I ristoranti della cittadina ligure sono rimasti aperti a oltranza, anche a cena e ben oltre l’orario del coprifuoco in vigore in tutta Italia, per sfamare tecnici e giornalisti della Rai ma anche dipendenti delle case discografiche", spiega Il Fatto Quotidiano.

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