Il problema delle buche a Roma? Risolto. Per la sindaca 5 Stelle Virginia Raggi basta andare piano, anzi pianissimo. Meglio ancora, sarebbe, restarsene a casa. Si, perché anche andare al lavoro a piedi, in bicicletta o in monopattino si rischia grosso.
Lo sanno bene le centinaia di residenti finiti al pronto soccorso degli ospedali cittadini per lussazioni, slogature o fratture provocate da “ruzzoloni” su buche e radici di alberi. E che, almeno una parte, ne hanno chiesto conto, in soldoni, al Campidoglio.
“Abbiamo centinaia di richieste per risarcimenti danni ogni anno” ammette a mezza bocca un impiegato del X Municipio, quello del Lido di Roma - Eur. Eppure a fine anno la stessa Raggi si era vantata di aver provveduto a riparare “400 buche” (sic). Affermazioni che non hanno salvato i pentastellati dall’ira dei romani che proprio sui social tanto amati hanno esploso tutta la loro rabbia.
Ma non solo. Il 26 dicembre scorso è un giovanissimo, l’ennesimo, a lasciarci la vita. Luca M., 17 anni, era su una moto di piccola cilindrata, un’Aprilia 125, quando, per cause non ben accertate, sulla via Cristoforo Colombo all’altezza dell’Infernetto perde il controllo del mezzo e si schianta contro un pino sotto gli occhi atterriti del padre che lo seguiva in auto.
Stessa dinamica, mesi addietro, per un centauro morto sul colpo per una buca non recintata sul lungomare Amerigo Vespucci. E allora, cosa fare? Approvare un piano straordinario per mettere in sicurezza le strade della capitale e di tutta la città metropolitana? No. Basta andare a passo di lumaca.
Da qualche tempo, infatti, sulle principali arterie di collegamento utilizzate dai pendolari romani sono spuntati divieti assurdi: si passa dai vecchi 80 chilometri orari sulla strada che porta al mare di Roma ai 50, 40 e in alcuni tratti persino 30 chilometri l’ora. Spesso, come nel tratto della Colombo che si interseca con il Raccordo Anulare, tutto in poche centinaia di metri. Qualcuno filma e posta in rete il tentativo di seguire l’obbligo imposto dai cartelli, rischiando anche di farsi tamponare.
Stessa storia sulla via Salaria dove, causa buche, anzi voragini, il comandante del III Gruppo Nomentano, Ugo Esposito, è stato costretto ad abbassare i limiti di velocità della consolare a 30 chilometri orari nel tratto dal Grande Raccordo Anulare a via dei Prati Fiscali. Ma è proprio lungo la Colombo, zona Mezzocammino, che si è creata una situazione a dir poco imbarazzante per gli stessi “pizzardoni” romani, costretti a uscire con l’autovelox mobile e infliggere multe severe a chi supera i limiti.
“Basta andare a 35 chilometri orari - spiegano gli agenti del Git, il Gruppo Intervento Traffico del corpo di polizia municipale - per vedersi arrivare a casa una bella contravvenzione. Se si supera il limite di 10 fino a 40 chilometri l’ora, ovvero se si viaggia tra i 40 e i 60 chilometri orari, scatta pure la decurtazione di 3 punti sulla patente”.
Un disegno, per molti, utile soprattutto a limitare le richieste di risarcimento danni e, allo stesso tempo, buono solo per fare cassa. Una situazione unica per una delle strade fra le più sicure (buche e alberi a parte) della capitale, con doppio senso di marcia separato da guard rail. Persino paradossale se si rispolvera un vecchio progetto dell’ambientalista Angelo Bonelli, ex presidente del XIII Municipio e capogruppo Verdi alla Regione Lazio, di portare il limite sulla Colombo, almeno nei tratti extraurbani, a 80 chilometri orari e facilitare il rientro a casa dei pendolari.
Stessa storia accade nei comuni a nord di Roma, tra gli altri Anguillara e Bracciano.
Sommersi dai ricorsi e richieste di risarcimento danni per cerchioni spaccati, pneumatici squarciati e ammortizzatori esplosi, gli amministratori hanno installato divieti ad hoc: 50 all’ora sul lungolago e 30 l’ora su strade periferiche che portano in città. Motivo? “Strada dissestata su tutto il centro urbano”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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