Cronache

Roma cade a pezzi ma Marino ha voglia di festeggiare al gay pride

"Tu non sei il nostro sindaco, noi ci rappresentiamo da soli", il sindaco contestato al suo arrivo da alcuni manifestanti

Roma cade a pezzi ma Marino ha voglia di festeggiare al gay pride

È la giornata dell'orgoglio gay a Roma. E il sindaco Ignazio Marino sembra aver ritrovato la voglia di parlare. Dopo una settimana di silenzio sull'inchiesta di Mafia Capitale che sta facendo cadere a pezzi il volto istituzionale della città, dopo le immagini del degrado di una Capitale ormai allo sbando e dopo l'emergenza profughi in cui il Comune è ancora latitante, il primo cittadino ha voglia di festeggiare. Di saltare, di cantare e di sfilare alla testa del corteo della tradizionale parata dell'orgoglio Lgbt, stringendo tra le mani lo striscione di Roma Capitale. Forse, un po' ingenuamente, avrà pensato che quella di oggi fosse una delle rarissime occasioni in cui non sarebbero arrivati fischi, contestazioni e insulti. Ma così non è stato.

"Marino tu non sei il nostro sindaco, noi ci rappresentiamo da soli", hanno gridato alcuni manifestanti al suo arrivo. Un arrivo atteso. Una volontà di esserci per rivendicare il traguardo raggiunto dalla Giunta capitolina sulla trascrizione delle unioni civili, eterosessuali e omosessuali, nel registro del comune.

Tra i giornalisti c'è chi ha accennato qualche domanda "sgradita" sulla questione del commissariamento del prossimo Giubileo a cui il sindaco non ha voluto dar seguito: "Non cambiamo argomento perchè oggi festeggiamo quello che abbiamo realizzato. A Roma l'amore conta".

Ma, come si usa dire, spesso non basta. Perché i problemi di una città come Roma stanno proprio in quello che non si è realizzato. Alloggi popolari, gestione dell'immigrazione, servizi ai cittadini, trasporto pubblico, ruberie e sistemi mafiosi radicati nelle istituzioni. Una situazione disastrosa, ma piena d'amore.

Secondo Marino.

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