Roma, incinta dopo lo stupro: quattro anni all'aguzzino

La vittima è una studentessa finlandese. Il carnefice invece un bengalese che con la scusa di portarla a casa l'ha violentata

Roma, incinta dopo lo stupro: quattro anni all'aguzzino

Quattro anni e quattro mesi di carcere per "l'aggressione animalesca" perpetrata dal giovane bengalese, Khann Saddam, ai danni di una studentessa finlandese. Non solo: la beffa per la ragazza è arrivata con una gravidanza inattesa interrotta qualche settimana dopo la violenza dello straniero.

La proposta e l'agguato

La sentenza - arrivata con il rito abbreviato - contro il bengalese è di violenza sessuale aggravata. Angela Leonardi, avvocato di parte civile, però storce il naso e su Il Messaggero commenta la condanna: "Ritengo che la pena di 4 anni e 4 mesi sia bassa - e aggiunge - Sono state concesse le attenuanti che il pm nella sua requisitoria ha inteso richiedere ritenendo che esistano tra l'imputato e la parte offesa delle barriere culturali che ne giustifichino l'applicazione". E inoltre, ci tiene a sottolinearlo la Leonardi: "La mia assistita anche se esula dal capo di imputazione, ha dovuto affrontare anche un aborto nel suo Paese per via della violenza".

Per i giudici avrebbe influito la differenza culturali tra i due. Ma andiamo con ordine: una notte dello scorso settembre il lavapiatti avvicina con fare cortese - l'uomo viene descritto come una persona mite - la ragazza finlandese. Lei accetta di essere portata a casa - nonostante quella figura non l'avesse mai vista prima - e gli da un bacio. Lo racconta anche ai giudici: "Hai bisogno di andare a casa? Ti accompagno io", era l'offerta del bengalese. Camminano ma la macchina non si trova: "Ogni tanto - spiega la 20enne -chiedevo ma la macchina dov'è? Alla fine mi dice: 'Sì, però se vuoi un passaggio, mi devi prima dare un baci'". In prima battuta glielo nega. "Poi ho visto che si è irritato, si era alterato allora ho pensato, ho pensato dico va be', è un bacio non è poi così grave" ammette in Aula.

La giovane motiva le sue scelte al pm dell'interrogatorio, Cristiana Macchiusi: "Ho pensato magari gli do un bacio e lui mi porta a casa". E invece no, il carnefice la spinge in un angolo e la stupra, "come i randagi in strada" da definizione del pm. La differenza culturare sta nel bacio: lui l'ha visto come una dichiarazione, un permesso ad avere un rapporto sessuale. Lei ovviamente no.

E così si consuma la violenza, condannata con solo quattro anni. Ora la studentessa è andata via da Roma: "Segue una terapia psicologica e di questa vicenda non vuole più parlare", ha spiegato il suo avvocato.

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