Cronache

Roma, maxisequestro da 10 milioni

Sequestrati beni mobili e immobili, per 10 milioni di euro di proprietà di Carmine Fasciani e altri 4, imputati nel procedimento per violazione delle norme in materia di stupefacenti

Intervento dei carabinieri
Intervento dei carabinieri

Sequestro record a Roma. Oltre 10 milioni di euro in beni mobili e immobili sono stati sottratti alla “mala romana” legata alla banda della Magliana nell’ambito di una maxi operazione antidroga durata ben dieci anni. “Black Beach 2” prima, “Blue Eyes” e “Maiquetia” dopo. Cambiano i nomi sui fascicoli aperti in Procura, ma le accuse per “don” Carmine Fasciani, il capo indiscusso dell’organizzazione criminale con base sul Lido di Roma, restano le stesse: traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Cocaina e hashish in quantità industriali, in particolare, che hanno permesso ai membri della gang investimenti da capogiro. I carabinieri del nucleo investigativo di Ostia, difatti, hanno sottoposto a fermo giudiziario ben 17 appartamenti di varie metrature, 15 nel comune di Roma e 2 nel comune di Capistrello, provincia de L’Aquila, un terreno di 12 ettari, sei autovetture di varie cilindrate nonché quote di 2 società di proprietà di Fasciani. Il decreto di sequestro preventivo, per la successiva confisca, è stato emesso dal Tribunale di Roma su richiesta del pm Carlo Lasperanza della Direzione Distrettuale Antimafia. Carmine Fasciani, 63 anni, in carcere dopo alterne vicende giudiziarie assieme al fratello Giuseppe, “Floro”, deve scontare una condanna a 26 anni e 8 mesi di reclusione in quanto ritenuto al vertice di un’organizzazione di narcotrafficanti in affari con personaggi della vecchia banda della Magliana quanto legati da accordi di non belligeranza con i nuovi arrivati sul litorale romano: siciliani legati al clan Cuntrera-Caruana, camorristi di rango di Afragola e dintorni piazzati da tempo sul litorale laziale. Una storia lunga e movimentata quella di don Carmine, che dalla provincia aquilana porta diritta sul Lido di Roma, dove avviare una serie di attività imprenditoriali, dai panifici alle sale giochi ai locali notturni. Come il Rondò Club all’Infernetto, una discoteca trasgressiva connessa con i casinò di Montecarlo nonché con altri night a luci rosse della capitale. Per gli inquirenti tutte coperture dietro cui gestire spaccio di droga, scommesse clandestine, usura. Associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, estorsione, toto nero: queste le principali accuse che lo vedranno sul banco degli imputati in seguito alla maxi inchiesta “Black Beach 2”, la fuga rocambolesca e la sua cattura, un anno dopo, in Bassa Sassonia. Una beffa che vale la pena ricordare. È l’alba del 10 aprile del ’99: almeno 200 militari comandati dall’allora maggiore Ferace circondano la sua villa, una “reggia”, ai margini della pineta di Castelfusano. Ma svegliano di soprassalto solo i familiari: Fasciani scompare nella macchia mediterranea sotto il naso di decine di segugi super addestrati e carabinieri in assetto di guerra. Gli elicotteri, i raggi infrarossi, i sofisticati sistemi di rilevamento e i fari alogeni che illuminano a giorno l’Infernetto, il quartiere residenziale alle porte di Ostia, non possono fare nulla contro l’astuzia del fuggitivo. Le 35 perquisizioni domiciliari portano al sequestro di armi e documenti provanti le attività illecite della banda per un giro di affari da 20 miliardi di lire. Le tracce del don, conosciuto e rispettato da tanti, duro con i nemici e sempre pronto ad aiutare le persone in difficoltà (leggendaria la distribuzione a Natale di pane ai senza casa), si perdono per mesi. Una pedina importante che unisce irriducibili, pentiti, gang rivali e vittime di vendette e tradimenti. Un filo rosso nella guerra spietata per il controllo del territorio fra cosche mafiose, camorristi e banda della Magliana. La holding di Maurizio Abbatino e compagni proprio a Ostia avvia la carriera criminosa uccidendo (è il luglio del ’78) Sergio Carrozzi, “il mostro della Moda”, un commerciante esasperato dalle continue richieste di denaro. Il primo febbraio 2000 l’epilogo quando gli uomini migliori della Dda e della Bka tedesca arrestano Fasciani all’uscita di una banca di Soltau, bassa Sassonia. Nelle tasche quasi un miliardo di lire (in marchi) appena prelevato per sostenere le spese di un trapianto al fegato. Secondo il rapporto della direzione distrettuale antimafia inviato al Parlamento si tratta di “un mafioso ricercato in campo internazionale per associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, usura, estorsione, gestione del gioco d’azzardo, già in organico alla banda della Magliana ed elemento di spicco dell’omonima consorteria criminale insediatasi a Ostia”. In attesa della sentenza definitiva, però, Fasciani viene scarcerato, finisce in clinica poi agli arresti domiciliari per tornare ancora una volta in carcere. Uomo d’onore dalle mille risorse “don” Carmine, sempre pronto a offrire una coppa di champagne agli agenti che si presentano in casa per ammanettarlo, disposto a tutto pur di riconquistare la libertà. Come nel 2008 quando dal carcere di Aversa viene mandato di nuovo ai domiciliari grazie ai falsi certificati medici che uno psichiatra del policlinico Gemelli rilasciava in cambio di soldi a detenuti di rango come Fasciani o il boss di Pianura Giorgio Lago. È sempre il capoclan di Capistrello, nonostante la detenzione, a organizzare il business di droga inaugurando la nuova rotta dal Paraguay e dalla Colombia attraverso un piccolo aeroporto a 30 chilometri da Caracas, Maiquetia. Da qui partono i grossi carichi destinati alla capitale. Assolto in un processo lo scorso inverno, torna in galera per un altro procedimento penale.

Le accuse sono sempre le stesse.

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