
Roma è la città più bella del mondo. Te lo ripeti mentre conficchi a forza la spazzatura nel cassonetto stracolmo di via Boccea. Altri non sfidano le leggi della fisica, e i tempi imperscrutabili della raccolta dei rifiuti capitolina, dei loro avanzi fanno mattoni per le piramidi di sporcizia che spuntano ovunque, nella «caput mundi». Ce n'è talmente tanta nelle strade che i rom ci hanno costruito su un piccolo business di riciclaggio. Se chiami per far ritirare un vecchio divano, l'azienda ti chiede di portarlo in strada e «presidiarlo» finché non arrivano, come fosse un gioiello. La gara per passare dagli obsoleti cassonetti alla raccolta differenziata porta a porta si è impigliata nei soliti ricorsi al Tar. L'altro giorno il Comune ha vinto, ma ora dovrà convincere i romani. E non sarà facile, perché questa città è fuori rotta da troppo tempo. Anziché verso Berlino o pure Barcellona naviga verso Atene.Il Comune non verrà sciolto per mafia, ma è l'intera città che dovrebbe virare verso la legalità.
Roma è la città più bella del mondo. Se lo ripetono i prigionieri della metropolitana, da due giorni in balia dei macchinisti. Il sindaco marziano ha chiesto loro di lavorare quanto gli altri colleghi nel resto d'Italia e di timbrare il cartellino ed è scoppiata la guerra. Ora «applicano alla lettera il regolamento», cioè rallentano così tanto le corse che alla fermata di Termini hanno dovuto imporre il numero chiuso. A fine giugno all'anagrafe s'erano regalati un ponte di cinque giorni tra weekend, festa patronale e scioperi a orologeria. La notte di capodanno i vigili urbani si erano inventati una malattia di massa pur di arrivare in tempo a mangiare lo zampone e scandire «10, 9, 8…». Intanto la città contava alla rovescia verso l'ennesimo giorno di follia. Ancora prima, l'estate scorsa, gli aeroportuali avevano mandato in tilt il traffico di valigie a Fiumicino per protesta contro gli sceicchi di Etihad che avrebbero poi salvato Alitalia. E poi i custodi che al Pantheon interrompono il concerto perché è ora di timbrare il cartellino e scappare via. Va così nella città eterna ed eternamente mediorientalizzata, dove comandano mafie capitali e piccole mafie sindacali. Nelle ex municipalizzate, dove micro sigle da poche manciate di iscritti, dettano legge e acquistano potere e visibilità a ogni protesta selvaggia. Una bagdad della rappresentanza sindacale.
Roma è la città più bella del mondo. Te lo ripetono ancheggiando le curve del Tevere se ti affacci dal giardino degli Aranci, ma è ridotta peggio di Atene. Le due antiche capitali della nostra civiltà s'imbellettano col proprio passato ma non sanno più guardare al futuro. Il mondo si è commosso per la foto del pensionato greco seduto a terra che piange perché non può ritirare i suoi soldi? Tu esci di casa e un'anziana ingoia la sua aria dignitosa e ti si avvicina come per chiedere un'informazione poi ti supplica per un euro. Il disagio e il bisogno qui salgono nuovi gradini della scala sociale. Al semaforo un vecchio si fa rimbalzare un pallone sulla testa, poi passa tra le auto e chiede una moneta. Sono i semafori più affollati d'Europa: giocolieri, lavavetri, lavafanali, venditori di accendini e giornali. E di fiori soprattutto, rose a centinaia. Ma dove crescono in una metropoli tutte queste rose?
Roma è la città più bella del mondo. Ma non ripetertelo troppo se sei su un mezzo pubblico: meglio non distrarsi, perché sulla metropolitana e su bus come il famigerato «64» i borseggiatori non perdonano. Nemmeno i conducenti stanno tranquilli: 180 aggressioni solo l'anno scorso. A Termini è scattata la restrizione dell'accesso ai binari per tener fuori gli scippatori. Il sottopassaggio della stazione chiude al tramonto, «per il contrasto alle attività illegali» scandisce negli altoparlanti una voce che annuncia la quotidiana resa all'illecito.
Roma è la città più bella del mondo. Lo ripetono tutti qui, per addolcire la convivenza con i suoi difetti. Proprio come i politici romani accettavano di convivere con i Buzzi e gli Odevaine. Se gli chiedi perché in privato ammettono: «Loro ci risolvevano i problemi». Perché se la Roma di Pasolini era accattona nelle borgate quella di oggi lo è nel Palazzo. L'accattonaggio è sistema.
I protagonisti del romanzo criminale di Buzzi hanno costantemente la mano tesa, per chiedere o dare. Sempre elemosine, mai diritti.Roma è la città più bella del mondo, certo. Ma se Woody Allen dice che realizza di essere in un altro continente solo quando viene a Roma, ti viene il dubbio che non intenda l'Europa.
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