Ancora sangue e violenza nella tendopoli di San Ferdinando. Il ghetto “gestito” dal ministero dell’Interno è sempre più fuori controllo. Sono migliaia gli immigrati che vivono nella tendopoli della Piana di Gioia Tauro. Molti sono in cerca di lavoro nei campi, altri, invece, per guadagnare qualche spicciolo gestiscono delle piccole “attività” abusive. Come i bazar. Piccole capanne fatte di legno e plastica adibite a salotti dove, gli extracomunitari, si riuniscono ogni giorno per bere superalcolici, fumare marihuana e guardare la tv. È proprio difronte ad uno di questi bazar che Kofi Sanson, ghanese ventottenne, dopo aver alzato il gomito, ha aggredito, per futili motivi, un suo connazionale riducendolo in fin di vita. Lo ha colpito al petto con una bottiglia di vetro rotta.
A salvare la vita di Abu Shiabu i sanitari del 118 che, una volta intervenuti sul posto, hanno avvisato i carabinieri della locale compagnia. Subito sono scattate le ricerche dell’aggressore e, dopo aver interrogato decine di immigrati, sono riusciti ad individuare ed arrestare Kofi Sanson. Il ventottenne si nascondeva all’interno di una delle tante baracche costruite abusivamente nella seconda zona industriale del porto di Gioia Tauro. L’accusa è di tentato omicidio. Non è la prima volta che scoppiano risse furiose fra immigrati.
Solo sette mesi fa, nella grande tendopoli, un militare intervenuto insieme ad un collega per sedare una lite fra due extracomunitari, per difendersi dalla lama tagliente brandita dal ventiseienne
malese Sekine Triore, gli ha sparato uccidendolo. Subito scoppiò una rivolta e, gli immigrati, accusarono i carabinieri di razzismo. Da allora le cose a San Ferdinando non sono cambiate, nonostante le promesse della politica.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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