Coronavirus

Il sacrificio dei medici cinesi: sei morti a Wuhan

Pechino ha diffuso un report sui contagi tra gli operatori sanitari: oltre 1.100 a Wuhan. Sei i decessi. Medici costretti a lavorare senza tute e con i pannoloni

Il sacrificio dei medici cinesi: sei morti a Wuhan

Le autorità sanitarie cinesi hanno diffuso un nuovo bilancio dell'epidemia di coronavirus. Nella sola provincia di Hubei sono stati riportati 116 nuovi decessi e 4.823 nuovi casi di infezione. La Commissione sanitaria nazionale ha dichiarato che il numero totale dei decessi riportati in Cina è attualmente di 1.380, con 55.748 casi di contagio.

Il Covid-19 continua a spaventare il mondo intero: da quando lo scorso dicembre è scoppiata l'epidemia nella provincia di Hubei, in 28 Paesi sono stati registrati casi di coronavirus con un totale di contagi che supera quota 64mila. In Italia, fino ad oggi, i contagi confermati sono tre e riguardano una coppia di turisti cinesi e un italiano rientrato da Wuhan.

I medici

Intanto Pechino ha fornito un ulteriore documento proccupante: si tratta del report sui decessi tra il personale medico e infermieristico. Come riporta il Corriere, sono sei, fino ad ora, i medici e gli infermieri che hanno perso la vita a causa del nuovo ceppo di coronavirus. Il vice direttore della Commissione nazionale sanitaria, Zeng Yixin, ha spiegato che oltre 1.700 operatori sanitari sono stati contagiati in Cina dal nuovo coronavirus. La maggior parte dei casi si è registrata nella provincia di Hubei, epicentro dell'epidemia.

Secondo quando riportano i media, i medici lavorano in condizioni precarie. Maschere insufficienti, tute protettive carenti e spesso riutilizzate per giorni: in assenza di un'adeguata protezione, il personale ospedaliero lavora in balia della contaminazione da coronavirus. Molti, inoltre, sono costretti a lavorare con il pannolone perché non hanno possibilità di andare in bagno durante il servizio.

La scorsa settimana aveva creato forte indignazione la morte del dottor Li Wenliang, il medico che per primo segnalò la pericolosità del virus ma che non venne creduto. Il dottore, lo scorso dicembre, aveva pubblicato un post per informare i colleghi di una malattia simile alla Sars diagnosticata a sette pazienti. I messaggi erano poi diventati virali, arrivando fino alle autorità che lo avrebbero obbligato al silenzio. La polizia lo accusò di raccontare e diffondere notizie false, arrestandolo (temporaneamente) con l'accusa di procurato allarme. Rientrato al lavoro, il dottore 34enne è stato contagiato dal virus che non gli ha lasciato scampo.

Ora il report delle autorità che fornisce numeri allarmanti per quanto riguarda il personale medico: sei decessi tra dottori e infermieri a causa del virus e oltre 1.

100 operatori sanitari sono stati contagiati nella sola città di Wuhan.

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