Cronache

Salvini al citofono al Pilastro. Ora c'è un'inchiesta su un carabiniere

Il carabiniere avrebbe fatto da tramite tra la Lega e la donna del Pilastro. L'Arma fa partire un'indagine interna

Salvini al citofono al Pilastro. Ora c'è un'inchiesta su un carabiniere

Non si placano le polemiche per il "campanello". Anzi. A finire nel mirino adesso è un carabiniere, accusato di aver messo in contatto il leader della Lega e la cittadina che fece da cicerone a Salvini al Pilastro di Bologna. Secondo quanto riporta Repubblica, infatti, l'Arma avrebbe avviato una indagine interna per capire se il militare abbia o meno violato le ferree regole del corpo militare.

Facciamo un breve passo indietro. Mancano poche ore all'aperture delle urne in Emilia Romagna, la tornata elettorale che porterà poi alla vittoria di Stefano Bonaccini. Salvini è al Pilastro, una zona difficile di Bologna. A guidarlo nella sua passeggiata elettorale è Anna Rita Biagini, una signora molto attiva sul territorio e che si è lamentata per lo spaccio di droga nel quartiere. Il resto della storia è noto: il leader della Lega citofona ad una famiglia di tunisini, chiede "lei spaccia?" e via il seguito di polemiche. La Biagini (al cui compagno il giorno dopo distruggeranno l'auto) dichiara alla Stampa di essere stata messa in contatto con lo staff della Lega da un maresciallo dei carabinieri. Di chi si tratti, non è ancora chiaro. Nome e cognome non sono stati diffusi. Ma secondo quanto riporta Rep, il maresciallo in questione sarebbe già stato indagato per altre questioni come "stalking nei confronti di un avvocato e per depistaggio".

Ciò su cui l'indagine interna dovrebbe vertere, spiega il quotidiano fondato da Scalfari, sarebbe la "violazione dell'imparzialità di un militare". L'articolo 6 delle "Norme di principio sulla disciplina militare" dicono che, per quanto ogni soldato abbia libertà di espressione, le "Forze armate debbono in ogni circostanza mantenersi al di fuori delle competizioni politiche". In particolare, i carabinieri che "svolgono attività di servizio", che "sono in luoghi militari o comunque destinati al servizio", che "indossano l’uniforme" e che "si qualificano, in relazione a compiti di servizio, come militari o si rivolgono ad altri militari in divisa o che si qualificano come tali", non possono partecipare a riunioni di partito o "svolgere propaganda a favore o contro partiti, associazioni, organizzazioni politiche o candidati ad elezioni politiche ed amministrative". Diverso, ovviamente, il caso in cui il militare sia candidato alle elezioni politiche, visto che viene messo in "licenza speciale" per l'intera durata della campagna elettorale.

Resta da capire, dunque, in quale forma il maresciallo abbia fatto da "ponte" tra la signora del Pilatro e Matteo Salvini. Il militare - sempre secondo Repubblica - in questi giorni non sarebbe in servizio per motivi personali, dunque non è escluso che possa aver legittimamente espresso proprie inclinazioni politiche. Le indagini comunque sono in corso.

E alla fine a rimetterci potrebbe essere un servitore dello Stato.

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