Sottotraccia, perché è del tutto evidente che le priorità sono altre, l'emergenza coronavirus sta lentamente mutando lo scenario politico nazionale. Se nella maggioranza iniziano a farsi sentire le sirene di un possibile governo di unità nazionale guidato da Mario Draghi che si insedi appena finita la fase più acuta della crisi per occuparsi del conseguente disastro economico, nell'opposizione iniziano a cambiare sensibilmente gli equilibri tra i tre partiti di centrodestra.
Il dato è soprattutto politico e psicologico, più che numerico. Perché se è vero che gli ultimi sondaggi registrano un arretramento della Lega e un leggero incremento di Fratelli d'Italia e Forza Italia, va anche detto che si tratta di variazioni che non incidono granché sul quadro complessivo. Nei fatti, però, non vi è alcun dubbio che Matteo Salvini - il leader del primo partito d'opposizione - sembra oggi giocare in un campo che gli è decisamente meno congeniale di prima. Per usare un paragone calcistico, la differenza è quella che passa tra una partita in casa davanti al proprio pubblico e una in trasferta davanti a uno stadio ostile. L'ex vicepremier, infatti, ha buon gioco nel comunicare all'attacco, un politico perfetto per campagne elettorali martellanti. Fatica, invece, a muoversi negli spazi più stretti e felpati della politica di Palazzo, quella delle trattative riservate, dei tavoli e delle cabine di regia che poco o nessun ritorno immediato hanno sul consenso. Ed è soprattutto in questo campo che si gioca oggi, perché l'emergenza è senza precedenti e si riducono gli spazi per la polemica politica da talk show. È un'esigenza che è nelle cose, ma pure una richiesta che viene da un elettorato afflitto dalla preoccupazione. Per quanto si possa essere critici con il governo, insomma, questo non è il momento dei processi ma quello della collaborazione per riuscire a uscire il più velocemente possibile della crisi. Lo sa bene Salvini, che non a caso ha cambiato modi e toni. Ormai da giorni sta riservando le stoccate più dure all'Europa, mentre nelle sue critiche all'esecutivo è decisamente più soft del solito. Mercoledì mattina, nel faccia a faccia tra Giuseppe Conte e i leader del centrodestra, l'ex ministro dell'Interno l'ha fatto anche presente al suo ex premier quando l'ha ripreso per il post critico sull'Inps. «Ho detto solo che il sito è in tilt, sai bene che in altri momenti mi sarei espresso in tutt'altro modo...», è stata la replica di Salvini. Che lascia i toni più ruvidi ai suoi, come accaduto ieri nello scontro tra il governo e il presidente della Lombardia Attilio Fontana.
Insomma, opposizione sì, ma il più possibile «responsabile». Così anche sui decreti Cura Italia, visto che il centrodestra ha deciso sì di non accogliere la richiesta del premier di ritirare tout court tutti gli emendamenti, ma ha pure convenuto sul non fare ostruzionismo. E dando un occhio al pallottoliere della commissione Bilancio del Senato si scopre che il Carroccio è stato anche piuttosto parco in quanto a emendamenti: ne ha presentati 45, contro i 106 di Forza Italia e i 51 di Fratelli d'Italia.
Un Salvini decisamente più prudente del solito, quindi. Anche in vista, forse, di un eventuale scenario di unità nazionale. Chissà se è anche per questo che il leader della Lega sembra avere messo da parte il suo approccio da uomo solo al comando.
Al punto che quando a inizio marzo l'opposizione si è ritrovata nella sala Nassirya del Senato per presentare le proposte a sostegno di famiglie e imprese colpite dalla crisi, Salvini ha esordito dicendo che «il centrodestra è la prima forza politica del Paese». Con Giorgia Meloni e Antonio Tajani che hanno sgranato gli occhi increduli davanti al leader della Lega che rilanciava, a sorpresa, l'unità della coalizione.
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