A una settimana dall'arresto di Raffaele Marra e Sergio Scarpellini, l'imprenditore interrogato dai pm ammette: "I 367 mila euro girati a Marra glieli ho dovuti dare perché era un funzionario comunale e temevo che potesse influire sulle mie pratiche al Campidoglio".
Le indagini che hanno portato all'arresto per corruzione di Raffaele Marra, ex braccio destro del sindaco di Roma Virginia Raggi, sono partite nel giugno scorso a seguito di un'intercettazione in cui l'ex capo del personale del Campidoglio parlava con la segretaria di Sergio Scarpellini. "Sono a disposizione, diglielo che sono totalmente a disposizione, lui lo sa" - diceva Marra durante la telefonata.
Ora, l'imprenditore confessa di aver avuto con lui quel giro di affari perché non voleva "inimicarselo". Stesso discorso per lo sconto di circa 500 mila euro sulla casa all’Eur: "Sì, è vero, gli ho fatto un bello sconto, ma alla fine io comunque non ci ho rimesso". Dagli stralci dell’interrogatorio riportati oggi da ilMessaggero emerge, però, che Scarpellini aveva tentato di "mascherare" le tangenti facendole passare per prestiti. Il tentativo, però, è stato smascherato da un'intercettazione telefonica tra l’immobiliarista e la sua segretaria Ginevra Lavarello.
In una conversazione recente – scrive il Messaggero – avvenuta dopo la pubblicazione di particolari dell’inchiesta che riguardano l’acquisto 'agevolato' della casa a Prati Fiscali, la segretaria suggerisce a Scarpellini, cercando di coprire il vero significato delle parole: "Quando vengono quelli, non i giornalisti, quegli altri, e ci chiedono di questa cosa, devi dire che è così, che è un prestito".
Ma
una volta che le uova nel paniere sono state rotte, Sergio Scarpellini non ha più potuto negare e ha ammesso: "Sì, glieli ho dati perché volevo mantenere buoni rapporti con lui. Per me mie pratiche in Comune".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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