Finalmente aveva avuto la conferma tanto cercata: il compagno la tradiva con performance bollenti nella loro auto.
Ma l'averlo incastrato - piazzando una serie di cinici nella vettura - non ha sortito l'effetto desiderato e oltre al danno è arrivata la beffa. La donna, 50 anni di Vallecrosia, avrà anche scoperto l'altarino del focoso fidanzato ma al giudice del tradimento è importato poco e l'ha condannata per violazione della privacy."Cornuta e mazziata" recita il detto napoletano, ma questa volta il capoluogo partenopeo non c'entra nulla perché la vicenda trova sfondo sulla riviera ligure. La cinquantenne divorata dalla gelosia ha tempestato di domande il fidanzato per mesi senza mai coglierlo in fallo. Ma i sospetti di tradimento erano troppo forti per non agire. Così la donna, impossibilitata ad assumere un investigatore privato, ha deciso di fare da sola. Prima i pedinamenti e le incursioni a sorpresa a lavoro, poi la folle idea. Si è recata in un negozio di elettronica della sua città e ha acquistato una microspia per intercettazioni a distanza utilizzabile attraverso una scheda sim. Così, dopo aver piazzato la cimice nella vettura del consorte, ha atteso una delle tante uscite clandestine ed eccola trovare le sue conferme.
Attraverso il microfono sapientemente nascosto, la donna ha ascoltato uno degli incontri piccanti del fidanzato, che fuori dalle quattro mura familiari si sollazzava in auto con la sua amante non lontano da casa, sulle colline tra Bordighera e Ventimiglia. Ai gridolini e alle parole bollenti dell'uomo la donna non ha retto e una volta rientrato a casa lo ha messo alla porta accusandolo di tradimento. La donna di Vallecrosia non si aspettava, però, la risposta dell'ex partner fedifrago che, per vendetta, l'ha denunciata e ha vinto addirittura la causa con tanto di risarcimento. La vicenda, iniziata nel 2016, è finita sul tavolo dei pubblici miniteri liguri e dopo cinque anni di giudizio ha trovato epilogo.
La donna è stata infatti condannata dal giudice del tribunale di Imperia a otto mesi di reclusione per avere violato la privacy della sua vittima come previsto dall'articolo 615 bis del codice penale (reato di "illecite interferenze nella vita privata"). In tutto questo ad emettere la sentenza è stata un giudice donna, che non solo ha ritenuto colpevole la 50enne ligure con una misura condizionale subordinata al pagamento di mille euro di provvisionali. Ma l'ha costretta anche al pagamento delle spese legali del suo ex per una cifra pari a duemila euro.
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