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Scuola, il direttore Cigognani: "No all'educazione a distanza"

Dopo la curiosità e l’entusiasmo iniziali per la novità, sono venute a galla tutte le magagne della scuola a distanza. Gli studenti fanno fatica e con loro i docenti. La testimonianza di Stefano Cigognani, direttore del Don Bosco Village

Scuola, il direttore Cigognani: "No all'educazione a distanza"

Dopo la curiosità e l’entusiasmo iniziali per la novità, sono venute a galla tutte le magagne della scuola a distanza. Gli studenti fanno fatica e con loro i docenti. "Non si può pensare di sostituire la didattica tradizionale con quella digitale solo perché abbiamo imparato a usare la tecnologia", ci dice Stefano Cigognani, professore e direttore del Don Bosco Village School. Che chiede lumi al ministro Lucia Azzolina: "Vorrei capire quale sia la sua idea di scuola, didattica ed educazione".

Professor Cigognani, cosa ne pensa della chiusura delle scuole fino a settembre?
"C’è grande rammarico nei confronti di questa scelta, anche perché non è nemmeno garantita la riapertura a settembre. Qui si confonde la didattica con la scuola, che sono due cose ben diverse: la didattica è uno strumento, la scuola è educazione"

Ed educare a distanza è più difficile, per non dire impossibile…
"Esatto. E il problema è che quando si interrompe questo processo di educazione non è che poi lo si riprende come nulla fosse, come se non ci fossero conseguenze"

Come hanno reagito i ragazzi a questo stop, a questa distanza?
"Dopo l’entusiasmo iniziale per la novità, ha preso piede la noia e sono venute fuori le fragilità e gli affanni dovuti al momento e alla situazione. E noi però non possiamo permetterci il lusso che il mondo della scuola si svuoti della sua natura, del suo significato e della sua utilità. Noi facciamo i conti con le famiglie, gli studenti, le loro fragilità e preoccupazioni: per un figlio stare a casa e sentire le preoccupazioni e le liti dei genitori non è certo cosa da nulla. E poi c’è un problema di fondo serio in Italia..."

Quale?
"Quel pensiero che inquadra i figli e gli studenti come un’appendice a cui si possa fare a meno o come una questione di secondo ordine. Il benessere dei più giovani, dei nostri figli, deve essere una priorità e quindi non può essere derubricato a un problema conseguenziale che si pone e nei confronti del quale non si sa bene come risolverlo. La cosa grave è che la decisone sulla riapertura delle scuole è stata rimandata, affidandola ancora ad esperti, tecnici e virologi che però con il mondo della scuola hanno ben poco, per non dire nessuna, familiarità"

Come ha funzionato la didattica a distanza nella sua esperienza?
"Nei nostri istituti paritari, all’inizio del percorso scolastico, tutti i ragazzi vengono dotati di tablet e notebook, per cui non abbiamo avuti problemi, anche grazie alla nostra piattaforma di “e-teaching”. A quasi due mesi dalla serrata, i risultati quali sono? Che i più piccoli, ovvero gli alunni delle medie, li stiamo perdendo: sono allo stremo e i loro genitori pure"

E i più grandi?
"Anche gli studenti del liceo, tolti quelli tenuti sull’attenti dall’esame di maturità, sono in difficoltà. Perché, oltre ai motivi di preoccupazione, alle paure e ai timori che dicevo prima, a livello didattico laddove viene a mancare la meritocrazia e la valutazione seria, viene meno la voglia di imparare per certi versi. Ah, una parentesi sulla maturità: il ministro Azzolina non ha ancora pubblicato l’ordinanza sull’esame di Stato…ma scherziamo?"

Dai chi sta al banco a chi siede alla cattedra: i docenti come stanno vivendo tutto questo?
"I nostri docenti hanno risposto in maniera positiva, adeguando il loro modo di lavorare allo stato attuale e digitale della didattica. Sono formati e competenti a livello digitale e la cosa ha aiutato – e sta aiutando – molto, ma ora sono provati. Perché la proposta buttata dalla ministra Azzolina di una scuola per metà a distanza è un’idea di scuola nella quale il docente è costretto a rivoluzionare il modo di insegnare e nella quale non ha il controllo sulla classe"

Stefano Cigognani

Visto che l’ha citata, cosa ne pensa della linea del ministero di Lucia Azzolina?
"Mi pare che Azzolina e il dicastero siano lontani da un’idea di scuola nel nome di una didattica qualitativa e soprattutto dell’educazione. Non ho la percezione che guardiano alla scuola come a quelle realtà preposta a formare la nuova generazione del Paese; mi sembra che si preoccupino di più di voler insegnare delle cose tanto per insegnare. E l’educazione che fine fa?"

Gettando lo sguardo più in là, in avanti fino a settembre - ammesso che si possa tornare in classe a settembre –, come sarà il rientro?
"Allora, innanzitutto è bene dividere gli ordini e i gradi delle scuole, perché ci sono delle modalità di relazione differenti. Oggi, giustamente, siamo preoccupati per le mamme che vanno a lavorare e non sanno a chi lasciare i figli, e quello delle materne è un nodo assai critico. Ma il problema interessa comunque anche medie e superiori. Io seguo una media e un liceo e qui si possono mettere più facilmente pratica procedure sensate di sicurezza, regolando le relazioni, gli accessi e garantendo il distanziamento. Una buona possibilità potrebbe essere quella di organizzare le lezioni anche al pomeriggio, così da non sovraffollare i mezzi pubblici nell’ora di punta"

Quali possono essere ulteriori misure per una ripartenza? Voi che provvedimenti pensate di adottare?
"Il Don Bosco Village School ha già previsto una regolamentazione degli accessi contingentata e distanziata. Insomma, entrare a scuola così come si fa la coda per entrare al supermercato. Poi, ovviamente, ci impegneremo per evitare assembramenti anche all’interno dell’istituto. Ma non solo: continueremo a informare i nostri ragazzi su tutte le buone prassi da seguire nella quotidianità, al di fuori del “mondo scuola"

Anche se mi rendo conto quanto sia difficile fare previsioni, quando si potrà tornare a fare le gite?
"Per quanto concerne i viaggi d’istruzione, parte fondamentale del percorso scolastico, abbiamo bisogno di alcuni elementi sanitari per poter rispondere con certezza. Certo è che le gite non si possono sospendere all’infinito"

Questo lockdown ha insegnato qualcosa di positivo alla scuola? Quando si tornerà sui banchi, la scuola sarà più digitale – con tutte le problematiche di cui ha parlato – oppure tutto tornerà come prima?
"Guardi, io ho iniziato la didattica digitale con il supporto dei primi tablet nel 1998, per cui non mi spaventa certo il cambiamento e l’innovazione tecnologica, ma i primi che si sono serviti massicciamente della tecnologica per la didattica, ovvero gli americani, oggi stanno tornando indietro, rispolverando le vecchie pratiche. La didattica, in mia opinione, ha bisogno della carta, della penna e dell’interrelazione. La didattica a distanza, così come la comunicazione digitale, è una didattica breve: rischia di dare delle informazioni che poi si perdono, un bel libro di carta aiuta a memorizzare di più. Insomma, non si può e deve pensare di sostituire la didattica tradizionale con quella digitale solo perché abbiamo imparato a usare la tecnologia. Mi piacerebbe capire quali siano le intenzioni dell’Azzolina, visto che al momento quando parla di scuola dice cose ovvie e scontate, lontane da quello che è un vissuto autentico del mondo scolastico.

Ad oggi, non abbiamo proprio idea di quale sia la sua idea di scuola".

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