Cronache

La scuola punisce i teppisti. Finalmente

Foto d'archivio
Foto d'archivio

Questa volta alle parole di sdegno non è seguito il silenzio, come solitamente accade, ma sono stati presi importanti provvedimenti. I ragazzi colpevoli delle devastazioni della scuola e dell'aggressione ai compagni e ai docenti sono stati puniti nel modo più intelligente: non sono stati ammessi agli esami di maturità, il che significa la ripetizione dell'anno scolastico.

La magistratura farà il suo corso, processerà i tre ragazzi per i danni alla scuola e per le ferite procurate ad altri studenti e professori, ma la scuola doveva dare un segnale, e ha emesso la sua sentenza più grave: insieme alle conoscenze sono importanti i comportamenti.

I colpevoli non sono stati ammessi alla maturità, perché la scuola ha ritenuto che l'esibizione di volgarità e violenze decreti senza appello l'assoluta immaturità dei tre studenti.

La decisione del consiglio d'Istituto Itis Cardano è stato un vero e proprio giudizio di maturità, quando oggi l'esame di maturità ha perso il significato con cui era stato istituito. Un tempo era un esame molto difficile, perché pretendeva di accertare il modo in cui la cultura appresa nella scuola diventava strumento per l'inserimento sociale, oggi è troppo spesso un banale accertamento di conoscenze: non è un caso che la promozione arrivi a toccare quasi il cento per cento degli studenti iscritti all'esame.

Ma nella decisione del consiglio d'istituto Itis c'è anche un altro importante aspetto da sottolineare: il rapporto scuola-famiglia. Chi deve educare al rispetto di comportamenti civili è la famiglia, secondariamente la scuola. Ma le famiglie ormai delegano l'educazione a qualunque realtà possibile e immaginabile che accolga i loro figli: dall'oratorio alla palestra, dal campo di calcio alle aule scolastiche. Una specie di calcolata rinuncia tecnica allo svolgimento della funzione primaria della famiglia, cioè quella di educare i propri figli. Forse si sottovaluta questo disastro formativo: se ne vedono le conseguenze difficilmente, perché il livello di tolleranza delle cattive maniere, della mancanza di rispetto, della disobbedienza è enorme, generata da un menefreghismo dei genitori giustificato nel modo più convenzionale: si torna dal lavoro tardi, stanchi, non c'è tempo per dedicarsi ai figli e così conviene non essere rigorosi e lasciare andare le cose per il loro verso senza troppe preoccupazioni.

Una bancarotta dell'educazione che coinvolge anche la scuola. Perché gli insegnanti dovrebbe prendersi carico di ciò che è compito delle famiglie? Quante volte è capitato che fossero proprio i genitori a contestare l'operato degli insegnanti? E allora si lascia stare: qualche frase d'indignazione, appunto, a cui non segue un bel niente.

E invece questa volta non è andata così: dalla scuola Cardano un ottimo esempio di ciò che i docenti devono fare: l'educazione l'insegnino i genitori; i professori facciano ripetere l'anno a chi non ha capito che la cultura serve per essere persone civili.

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