
Doveva essere la nuova icona della sinistra, è finita per diventare radioattiva, con una corsa a prendere le distanze dalle sue dichiarazioni e lo stop alla concessione di nuove cittadinanze onorarie. La stella di Francesca Albanese si è già eclissata dopo le sue ultime uscite pubbliche giudicate irricevibili dalla stessa sinistra che, solo pochi giorni fa, la idolatrava. Ora la relatrice Onu teme di fare la stessa fine di Aboubakar Soumahoro, prima mitizzato, poi scaricato in quattro e quattr'otto, infine dimenticato. I primi dubbi sulla figura dell'Albanese erano emersi dopo la cerimonia di consegna del tricolore a Reggio Emilia, con l'umiliazione inferta al sindaco Pd ma. La goccia che ha fatto traboccare il vaso, è stato il suo comportamento nei confronti di Liliana Segre. Prima ha abbandonato uno studio tv al solo sentire il suo nome, poi ha liquidato il suo parere affermando che "il suo dolore" non la renderebbe "lucida sul genocidio a Gaza". Così ieri il figlio della senatrice Segre, Luciano Belli Paci, in un'intervista al Corriere della Sera ha spiegato: "Purtroppo avevo già l'idea che la dottoressa Albanese facesse parte di quella categoria ahimè ampia di persone che io definisco ossessionate da mia madre". "In Italia sembra in atto una sorta di pulizia del pensiero" - ha aggiunto - per cui "in questi mesi la giurista si è posta più come militante che come un tecnico in posizione di terzietà". Belli Paci ricorda che "c'è anche chi equipara Hamas alla Resistenza. E questo non dovrebbe essere minimizzato. La sinistra in particolare, che chiamo in causa proprio perché me ne sento parte, se ne dovrebbe fare carico. Invece c'è una certa tolleranza verso gli intolleranti". Parole condivise dall'ex presidente dell'Anpi di Milano Roberto Cenati secondo cui "giustificare poi Hamas e paragonarla alla Resistenza è ignobile e inaccettabile. Hamas è dalla parte della barbarie e dell'oppressione". Non mancano ovviamente le critiche del mondo ebraico, a cominciare dal direttore del Museo della Brigata ebraica di Milano Davide Romano per cui "sulla liberazione degli ostaggi la Albanese va oltre Hamas".
Ma le voci di spicco che hanno preso le distanze dalla Albanese sono numerose, a cominciare da Corrado Augias che ha definito la sua reazione con il sindaco di Reggio Emilia "impropria, che sconfina nel fanatismo". L'ex parlamentare del Pd Andrea Romano ha scritto un articolo intitolato "Francesca Albanese. L'ultimo mito, il più cupo, della sinistra italiana": "Da sempre - si legge - la politica sceglie totem che riassumano l'identità (come Kirk a destra). La sinistra lo ha sempre fatto ma, da San Suu Kyi a Zapatero, erano miti di speranza. Ora è una maestra di livore indirizzato soprattutto contro Segre, reduce di Auschwitz".
Questa insofferenza ha avuto ieri un primo esito concreto a Firenze, dove è stata annullata la convocazione della commissione Pace del Comune (presieduta da Stefania Collesei del Pd) che avrebbe dovuto votare la risoluzione per conferire la "cittadinanza onoraria a Francesca". Il motivo ufficiale è stata l'assenza del presidente ma la verità emerge dalle dichiarazioni degli esponenti della maggioranza, spaccati sul voto con il rischio di creare un caso politico a pochi giorni dalle regionali in Toscana. Il capogruppo di Italia Viva in Comune si è espresso contro la concessione della cittadinanza, così come esponenti della lista Funaro.
A Bologna invece, dove la cittadinanza è stata concessa, è spuntata una petizione che ha già raccolto centinaia di firme per revocarla e la senatrice del Pd Sandra Zampa attacca l'Albanese definendola "una figura inadeguata a identificare una città".