Coronavirus

Scuole chiuse, i presidi si preparano: "Pronti a didattica a distanza, ma con difficoltà"

Il presidente dell'Associazione Nazionale Presidi sull'eventualità dello stop alle lezioni: "Decisione grave e senza precedenti, ma serve per proteggere i ragazzi". E le scuole si preparano alla didattica a distanza

Scuole chiuse, i presidi si preparano: "Pronti a didattica a distanza, ma con difficoltà"

Quella di chiudere scuole e atenei per contenere la diffusione del coronavirus sarebbe una "decisione grave e senza precedenti", ma necessaria ad assicurare la"massima protezione dei nostri ragazzi".

Mentre si attende l’ufficialità dello stop alle lezioni fino al 15 marzo, annunciato nelle scorse ore da fonti governative, il presidente dell'Associazione Nazionale Presidi, Antonello Giannelli, chiede che un’eventuale misura in questo senso sia "comunicata ufficialmente con la massima tempestività, per consentire alle scuole di potenziare le iniziative di didattica a distanza ed alle famiglie di organizzarsi al meglio".

"La salute viene prima di tutto", osserva il capo dell’associazione che raggruppa i dirigenti scolastici di tutta Italia. "Chiudendo le scuole il contagio rallenta – ha aggiunto - si perdono giorni di lezione ma è stato valutato dagli esperti che questo è il male minore, e non mi sento di biasimarli". Qualcuno si starebbe già organizzando con la didattica a distanza.

Ma solo il 10 per cento degli istituti sarebbe pronto per erogare una formazione di questo tipo."Alcuni docenti sono molto competenti, altri sono più indietro, ma questa emergenze può diventare un'opportunità per far sì che il sistema scolastico diventi più moderno e in grado di fronteggiare qualunque tipo di difficoltà", riflette Giannelli.

Il presidente dell’Anp, comunque, rassicura che"in ogni caso l'anno scolastico non sarà messo in discussione". E questo varrà anche nel caso in cui la misura straordinaria al vaglio dell’esecutivo in queste ore dovesse prorogarsi oltre la data del 15 marzo. "È impossibile – ha chiarito tuttavia - che l'anno non abbia validità legale perché si tratta di fronteggiare una causa di forza maggiore".

Anche nel Lazio, dove attualmente sono stati registrati 22 casi di coronavirus, i presidi si starebbero preparando per un’eventuale chiusura dei plessi scolastici. "La chiusura delle scuole è un danno formativo per gli studenti ma cercheremo di riparare con la didattica a distanza", afferma anche Mario Rusconi, presidente dell’Anp Lazio. "Gli operatori che gestiscono i registi elettronici – spiega - hanno messo a disposizione delle piattaforme".

Tra le difficoltà principali che si potranno presentare c’è quella della "connessione troppo lenta" in alcune aree, e della scarsa dimestichezza con la tecnologia di alcuni insegnanti o dei bambini delle primarie. Sull’altro fronte, quello dei genitori, il presidente nazionale del Forum delle associazioni familiari, Gigi De Palo, chiede al governo "risposte" e "garanzie".

Le famiglie "dovranno sobbarcarsi l'onere di organizzare e gestire il tempo del lavoro con quello dei figli, oltre a preservare e monitorare la salute propria e dei nonni", spiega De Palo, invocando oltre a misure come "smart-working, flessibilità lavorativa o lezioni on-line" anche che vengano stanziati dei"fondi per poter pagare le baby-sitter". "Anche le famiglie hanno bisogno di risorse, non solo le imprese", è l’appello dell’associazione che chiede di "evitare a tutti i costi che agli inevitabili disagi causati dalle limitazioni alla normale vita quotidiana seguano, per milioni di mamme e papà, ulteriori gravi motivi di stress e di preoccupazione".

Gli esperti, intanto, si schierano dalla parte del governo. In un’intervista con l’agenzia Agi l’epidemiologo Pierluigi Lopalco, dell'Università di Pisa, definisce "ragionevole" un’eventuale chiusura delle scuole. Ma, assicura l’esperto, non basterà "farlo fino al 15 marzo se si vuole ridurre e rallentare l'epidemia".

"Ovvio – ha aggiunto - che si tratta di una decisione politica che va ponderata bene, considerate le possibili conseguenze sul piano economico".

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