Cultura e Spettacoli

Se l'invidia passa dalle sopracciglia

Ora che uno arriva alle sopracciglia, l'ha già chiesta in moglie. E l'ha già presentata alla madre, al proprio capo, agli amici del calcetto, ha già deciso come si chiameranno almeno sette dei tredici figli che sogna di avere con lei

Se l'invidia passa dalle sopracciglia

Ora che uno arriva alle sopracciglia, l'ha già chiesta in moglie. E l'ha già presentata alla madre, al proprio capo, agli amici del calcetto, ha già deciso come si chiameranno almeno sette dei tredici figli che sogna di avere con lei, le ha già intestato una casa in Costa Azzurra o qualunque cosa possegga per dimostrarle amore eterno e consegnarsi a lei mani e piedi. Fino alle sopracciglia, appunto. Attaccare Miriam Leone per l'aspetto fisico, è già una battaglia persa. Farlo, contestandole le sopracciglia folte, significa sapere che, in realtà, non è nemmeno il caso di andarci, in guerra. Siamo seri. Miriam Leone... Ma l'avete vista? Cosa vuoi dire, a Miriam Leone? Complimenti a sua mamma. Fine. Invece no. Pare che le importanti cornici sopra ai suoi occhi siano state, ieri, l'argomento più discusso su Twitter, piattaforma che ha, se non altro, il bene di «calmierare» il numero di caratteri con cui ci si esprime. Ciononostante: «Volevo dire a Miriam Leone che per queste sopracciglia bisogna chiedere i diritti d'autore a Marrabbio di Kiss me Licia. Sono necessari 'sti cespugli?». E sono necessari sì, cara Lucya con la ipsilon che scrivi su Twitter, se quella faccia è il risultato. Altro che paragonare quell'aristogatta di porcellana all'esercente iroso del manga giapponese. O a Elio, come la stessa Leone ha confessato in un'intervista già prima del demente assalto social: «I miei detrattori si concentrano sulle sopracciglia. Scrivono che le mie sono come quelle di Elio, di Elio e le storie tese». I detrattori hanno passato in rassegna tutti i celebri esempi di sopracciglia a grondaia: da Beppe Bergomi, lo «zio» del calcio, alla pittrice icona Frida Kahlo, alla top Cara Delevingne (altra «bruttina», peraltro). Volendo sorvolare sull'opportunità di colpire chicchessia per l'aspetto fisico, oltretutto da un mezzo impersonale ma generalmente imbevuto di ferocia, cosa passerà nella testa della gente che sceglie come bersaglio di bullismo estetico un sex symbol nazionale? Hanno ragione quelli che, sempre su Twitter, difendono l'attrice catanese (ex Miss Italia, tra l'altro), spiegando che criticarla per l'aspetto è un po' come criticare Maradona per come giocava a calcio o Eminem per come rappa. Lei, a trentacinque anni, passeggia tra i personaggi più disparati. Entra ed esce dalle epoche e dalle storie, aderendo sempre al copione. La verità, indipendentemente dai gusti, è che ci vogliono certe facce per reggere certe sopracciglia, e certe facce le hai, solo se c'è qualcuno dietro agli occhi. Per questo, la sua ferma i camion. Ci vuole carattere per portare in giro qualcosa che ha carattere. E lì c'è. Si affaccia dietro alle iridi chiare che fissano in camera. È brava perfino negli spot, la Leone. Con buona pace del sufflè d'indignazione che si gonfia su internet in merito alle pinzette pigre della sua estetista o alle scelte dei truccatori. È una donna irrimediabilmente bella, ma non è soltanto irrimediabilmente bella. Per questo può permettersi una sfida in piena volto. Un po' come Sabrina Impacciatore ha fatto col suo naso maiuscolo, che è il re di quella riuscitissima faccia sexy; o come Carolina Crescentini con le occhiaie più belle del mondo: senza, non sarebbe lei.

Sarà facile abituarsi alla parata di rancori che marciano nella loro direzione (quelle di internet saranno solo le più vili), basterà guardarsi allo specchio. E godere di ciò che ci vedono.

Alle altre, con o senza ipsilon, resterà Twitter.

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