Dovete sapere che un paio di giorni fa è successa una cosa di rilievo. Il padre di Eleonora, dipendente dalla società pubblica Cdp, nonché il padre di Veronica attivista di «Campagna in lotta» per la difesa dei migranti, e cioè il ministro dell'Economia e delle Finanze Pier Carlo Padoan, un uomo, come si capisce dalla augusta discendenza, di lotta e di governo, si è sottoposto a «due ore di forum al Sole 24 ore per parlare di banche, del caso Monte dei Paschi, della vigilanza Bce, ma non solo». Roba calda per chi scrive di scienza triste. Le numerose foto che documentano il forum non lasciavano dubbi: l'uomo, cioè il ministro, in effetti era lì. Al forum. La prima botta è forte, si tratta del titolo delle due corpose pagine: «Basta con l'opacità della vigilanza Bce». Perbacco, questo è parlare: un attacco duro e puro a Francoforte. Rimesso nel cassetto Matteo Renzi, ci pensa il suo ex ministro a «battere i pugni sul tavolo europeo», come si suol dire. La cosa si fa sempre più appetitosa, tanto che questi pusher di notizie del quotidiano rosa, ci smerciano un'altra piccola dose in prima pagina: «Il doppio registro, a cavallo tra politica e riflessione tecnica, è il filo rosso che lega lo sviluppo del forum». Hip hip hurrà.
Non perdiamo tempo e subito scavalliamo a pagina due. L'attesa è di aver un Padoan alla Veronica, quello che contesta le istituzioni. La richiesta arriva quasi subito: la vigilanza Bce «cambi le modalità con cui comunica». Ricapitolando: Padoan fa fuori con una telefonata a settembre i vertici di Mps (di cui detiene solo il 4 per cento delle azioni) senza comunicarlo a nessuno, fa nominare due nuovi amministratori senza consultarsi con nessuno, sceglie arbitrariamente due nuovi advisor, e oggi chiede alla Bce un metodo di comunicazione più trasparente? Mah. «Conoscere i criteri di valutazione della Vigilanza è utile perché può dare indicazioni anche per gli altri istituti», così come conoscere i criteri di valutazione del suo ministero per fare tutti questi cambiamenti di vertice in Mps sarebbe stato utile per capire come ragiona Padoan.
Le cose, come sapete, vanno avanti e i due advisor guardano i conti e il patrimonio della banca e ritengono che siano necessari cinque miliardi per risolvere i problemi. Lanciano un aumento di capitale che non va in porto, banalmente perché nessuno si fida dei conti e del progetto della banca. Il mondo, ci hanno spiegato, è inondato di liquidità: ma evidentemente investirla a Siena non «è cosa». Insomma l'operazione studiata da Padoan, dai suoi consulenti e dai nuovi vertici della banca non va per il verso giusto e si decide di metterci dentro i nostri quattrini di contribuenti. La Bce a questo punto dice che non ne servono cinque, di miliardi, ma poco meno di nove. Insomma, in questo sbertucciamento dei conti fatti a Roma, il problema è forse nella comunicazione (che come sempre per le banche centrali è secretive) o nel fatto che ci chiedono molti più soldi per salvare la banca? Molti di più di quanto gli autorevoli protagonisti di questa vicenda prevedessero solo un paio di settimane fa. Padoan chiede di cambiare il Pr o l'ufficio stampa della Bce, forse varrebbe la pena cambiare i contabili tra Roma e Siena.
I giornalisti del Sole in effetti non si fanno sfuggire l'occasione e gli chiedono se non sia pentito di aver cambiato tutto, per ottenere niente. «Non sono affatto pentito». Il ministro è consapevole del fallimento del progetto, non dà le colpe neanche al potente advisor Jp Morgan perché, nobil uomo, «non è il caso di cercare un capro espiatorio». Più volte ringrazia i vertici della banca, da lui stesso nominati tre mesi fa. Uno di loro guadagnerebbe 1,4 milioni di euro all'anno, mentre lo stesso Padoan ha previsto con il suo governo un tetto di 240mila euro per ogni dipendente della pubblica amministrazione. Come la mettiamo con il Monte nazionalizzato? Vabbè, roba opaca. Ma dicevamo come al solito non ci sono colpevoli. D'altronde, non c'è ministro del Tesoro, a memoria di uomo italico che non abbia finito (o cominciato) la sua carriera in una grande banca d'affari internazionale: da Draghi a Grilli, passando per Siniscalco e compagnia cantando.
Ma qua arriva la perla di Labuan. Sandokan impugna la scimitarra e dice: «La banca è in ottime condizioni e avrà un grande successo. Sto pensando prossimamente di andare a far visita alla banca...». Avete letto bene: la banca è in ottime condizioni. E perché siamo in questo casino allora? Capiamo l'esigenza di non spaventare i correntisti, che in massa sono scappati nei mesi scorsi ritirando depositi per 20 miliardi, ma in «ottime condizioni» è un tantino esagerato. Liquidità, scrivono a Siena, sufficiente solo per quattro mesi, tracollo della raccolta depositi e prestiti deteriorati elevatissimi, non sono «ottime condizioni». Va bene tutto, anche la scampagnata a Siena che «è stata la prima università della mia carriera accademica e il Monte suo grande finanziatore», ma vi sembra possibile che nessuno si alzi e chieda al ministro e al suo ufficio stampa, che avrà riletto il forum di due ore, come si fa a dire che Mps sia, ripetiamo, «in ottime condizioni»? Gli americani direbbero: comprereste un'auto usata da un signore che dice queste cose su Mps? Rileggendo l'intervista del Sole, quanti giornalisti del medesimo autorevole foglio si sono messi a ridere?
Andando avanti ci sono anche notazioni interessanti e condivisibili. Una per tutte: la fissazione tecnocratica per cui le crisi si eliminano con previsioni enormi di capitale e patrimonio delle banche. È una piega che non piace al ministro e giustamente. È come pretendere che tutti girino con il casco perché potrebbe cadere una tegola. In genere conviene non ragionare così, in un mondo liberale: tanto più che quel casco costa un mucchio di soldi. Anche se qualche scivolata non manca anche in questa prospettiva macro. Il Nostro dice che «l'accumulo delle sofferenze è il frutto di una crisi finanziaria profondissima e di durata anomala». Altri banchieri dicono cose simili, in genere per proteggere il proprio operato. Insomma, il problema nasce da fuori. La crisi ha fatto il suo sporco lavoro, non c'è dubbio. Ma si possono sottovalutare le politiche di concessione degli stessi decisamente politiche? Perché difendere il passato a tutti i costi? Poi la gente si arrabbia.
Ci sarebbero molte altre cose da dire, in un'intervista, sorry un forum, realizzato in una giornata di cattiva forma del ministro. Ma una, infine, occorre ricordarla.
Il ministro che parla di opacità della Banca centrale e che proprio per questo ci rifila un minestrone di due pagine riesce a dire, e qui potentemente esce Veronica, che in Europa a volte «si cerca il conflitto piuttosto che il bene comune».Ah sì? Ci ha pensato Padoan a calmare gli umori. Opachi.
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