Se la politica si riprende l'Economia

Se la politica si riprende l'Economia

È una piccola (ma nemmeno tanto piccola) rivoluzione. La rottura di una consuetudine che va avanti da almeno otto anni, diciannove se si allarga il campo.

Tutti fino ad oggi erano d'accordo: la casella di via XX Settembre deve essere riservata a tecnici. Il ministro dell'Economia deve essere cercato tra professori universitari, rettori e banchieri. La politica può restare fuori dalla gestione diretta dei conti e del fisco. Anche perché i partiti non ci guadagnano niente dal tenere i cordoni della borsa e se c'è da dare la colpa a qualcuno meglio circoscrivere il campo.

Oggi qualcosa è cambiato. Se il governo Conte nascerà e se l'indiscrezione più tenace del totoministri resisterà, al dicastero dell'Economia andrà un esponente del Pd. Il segretario Nicola Zingaretti ha chiesto un cambio di passo a partire dai temi economici. E tutti hanno capito che stava rivendicando la scrivania di Quintino Sella.

Si fa il nome di Antonio Misiani, senatore e responsabile economia del Pd. Solida carriera nella ditta, un libro con Romano Prodi sulle aziende che falliscono e vengono ricomprate dai lavoratori. L'esperienza economica finisce qui. Un politico doc, con tanto di militanza nella Sinistra giovanile. Da ex tesoriere conosce bene il bilancio del Pd, non quello dello Stato.

Scorrendo la lista dei ministri dell'Economia sarebbe il primo politico doc dal 2011. Cioè dai tempi di Giulio Tremonti. Era iscritto a Forza Italia anche se nasceva tecnico, esperto di fisco con una visione più che politica. Uscito di scena come ministro nel 2011, con il golpe che portò alla fine del governo Berlusconi.

Dopo di lui un treno di tenici. Nell'ordine: Mario Monti, premier e ministro dell'Economia ad interim fino a quando nominò Franco Grilli. Scelto con logiche da head hunter: bocconiano ex ragioniere generale dello Stato, direttore generale del Tesoro, oggi banchiere Jp Morgan. Seguì (governo Letta) Fabrizio Saccomanni, che veniva dalla Banca d'Italia come ex direttore generale, scomparso da poco. Con il governo Renzi arrivò Pier Carlo Padoan. Alla fine del suo mandato si iscrisse al partito. Ma il pedigree è tutto tecnico, tra Fmi e Ocse.

Nemmeno il governo del cambiamento gialloverde ha avuto il coraggio di rompere la tradizione e ha scelto uno stimato professore come Giovanni Tria.

Volendo andare più indietro del 2011, oltre ai vari mandati di Tremonti (come avevamo detto tecnico prestato alla politica) c'è l'economista, oggi banchiere, Domenico Siniscalco e il compianto Tommaso Padoa Schioppa gran commis con incarichi in Bankitalia, Commissione europea, Bce e Fmi.

Per trovare i primi politici bisogna risalire al 2000, governo Amato II. Il dicastero dell'economia era ancora diviso in due. Ministro delle Finanze era Ottaviano del Turco, socialista di razza e politico doc. Responsabile del Tesoro, Bilancio e Programmazione Economica era Vincenzo Visco. Tecnico, ma anche il politico più influente della sinistra sui temi economici.

Il centrodestra costruì le sue fortune sulla sua politica fiscale aggressiva e un po' ideologica.

Nel curriculum di Misiani c'è una collaborazione con Nens, fondazione di Bersani e dello stesso Visco e la partecipazione ad appuntamenti pubblici con l'ex ministro delle Finanze. La candidatura di Misiani insomma, potrebbe essere in assoluta continuità, con la sinistra di 20 anni fa.

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