Da qualche anno a Roma si vive come in una puntata di Game of thrones. Buche, bus in fiamme e alberi che crollano suonano come un monito: «The winter is coming». Ma quando arriva dicembre, l'atmosfera vira su Dickens: tutto congiura per rovinare lo Spirito del Natale.
Il mondo intero ancora ride della storia di Spelacchio, l'abete arrivato morto a Roma e finito anche sul New York Times, ma per capire fino in fondo il livello di degrado che c'è dietro il caso Spelacchio, bisogna riassumerne la storia partendo dall'inizio della giunta grillina. Il primo albero di Natale firmato Virginia Raggi è triste e spoglio. Fioccano i paragoni con le luci e i colori delle altre capitali e in particolare di Milano, che da anni si affida a privati per sostenere la spesa. La giunta Raggi replica che è orgogliosa di non avere ceduto agli sponsor e di avere sborsato «solo» 15mila euro. Di fronte alle polemiche, però, pressa la ditta fornitrice perché aggiunga un po' di luminarie.
L'anno dopo, Raggi si intestardisce: niente sponsor. Il nuovo abete, però, come è noto, arriva già morto. Nuove polemiche e figuraccia mondiale, alimentata anche dall'estro dei romani che affibbiano al povero tronco rinsecchito il nomignolo di Spelacchio. Nel 2018 la giunta cede: via a un bando aperto ai privati ma, per rendere meno sfacciato il dietrofront, si chiede di sostenere le spese in cambio soltanto di un «grazie» da parte della sindaca: assolutamente no a sponsorizzazioni evidenti. Ovviamente nessuno si candida.
Quando già si va prospettando un altro triste Natale, l'arcigno integralismo grillino si piega: via al mega sponsor Netflix. Che non solo sfrutta il nome di Spelacchio in modo geniale, ma ottiene di adornare l'albero con cento palle griffate con il logo della società americana. La foglia di fico è imporre che il puntale non riporti alcun simbolo. Ma la sindaca farà addirittura da comparsa alla serata inaugurale recitando un macchiettistico dialogo con Spelacchio cui dà voce l'attore Pino Insegno. Nel 2019 stesse modalità. E stavolta Babbo Natale è salvo.
E invece no: il tradizionale mercatino della Befana che si tiene a piazza Navona quest'anno è stato messo sotto sequestro per varie irregolarità. Ma chi odia il Natale a Roma? Un sospetto serpeggia in città: Virginia, in realtà, è il Grinch.
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