Dopo l'inciampo dell'altra sera in Commissione, quando la maggioranza è andata gambe all'aria sul condono tombale che Luigi Di Maio vuole fortissimamente regalare agli abusivi del suo collegio elettorale di Ischia, la maggioranza grilloleghista fa finta di niente. «Andiamo avanti, non cambia nulla», spiegano. Oggi il decreto Genova (usato, alla faccia dei genovesi, come veicolo per l'operazione Ischia) dovrebbe essere definitivamente varato dal Senato.
Ma il malessere è diffuso, sia tra i Cinque Stelle (...)
(...) percorsi da odi e lacerazioni interne, sia tra i leghisti esasperati da quella che un membro del governo del Carroccio definisce «la notevole insipienza politica dei nostri alleati». E i numeri ballerini della maggioranza, a Palazzo Madama, fanno crescere l'allarme: tra poco inizia la sessione di bilancio, già delicatissima vista la rottura con l'Europa e i crescenti contraccolpi delle scelte governative sui mercati. Affrontarla con una fronda carsica che può alzare la testa e mandar sotto il governo in qualsiasi momento preoccupa assai. Per questo la «linea dura» annunciata da Luigi Di Maio contro i dissidenti, a cominciare dai colpevoli dello sgambetto al maxi-condono ischitano De Falco e Nugnes, ha soprattutto un obiettivo tattico. Di Maio e i suoi vogliono arrivare in fretta all'espulsione di chiunque si sia macchiato di dissenso, perché in quel modo il gruppo M5s potrà procedere alla sostituzione dei frondisti nelle varie commissioni di appartenenza, mettendo al loro posto degli affidabili soldatini della Casaleggio.
È nelle commissioni, infatti, che si annida il vero problema per i gialloverdi al Senato: è vero che in aula, all'ultima fiducia sul decreto sicurezza, la maggioranza si è assottigliata a 163, perdendo otto voti rispetto all'insediamento del governo Conte, ma lì si può sempre contare sull'istinto di sopravvivenza delle opposizioni, che non vogliono andare a votare, e sulla «manina» di Fdi. Ma nelle commissioni, che ormai fanno il grosso del lavoro e dove si giocherà la sopravvivenza della manovra, i numeri sono molto più risicati: due/tre voti di margine in media. «Al Senato le cose si stanno complicando», ammettono i leghisti.
È lì, dunque, che bisogna rafforzare la famosa, e già malmessa, «testuggine» invocata dal vicepremier, e soffocare sul nascere la fronda anti-Di Maio. Perché Gigino è convinto che ci sia una manovra sotterranea contro di lui, per indebolirlo e scalzarlo dalla leadership, alimentata dai suoi aspiranti successori, a cominciare da Di Battista e Fico. Per questo scaraventa roventi minacce contro nuora (De Falco e Nugnes) perché suocera intenda, e preme per le espulsioni: «Hanno fatto una cosa gravissima, e non è un caso isolato: sono diverse settimane che ci arrivano segnali di dissenso da parte di senatori», dice. E poi semina veleni: i dissidenti, spiega, lo fanno solo per soldi: «Non vogliono decurtarsi lo stipendio», sibila. Ma il fronte si allarga lo stesso: la senatrice Fattori ringrazia pubblicamente per il «coraggio» i due frondisti anti-condono ischitano, e denuncia il «clima da terrorismo psicologico lontano dalla democrazia» nel movimento a guida Di Maio. Il senatore Ciampolini spara a pallettoni: «Si è svelato l'inganno: il decreto Genova si è trasformato in un gigantesco condono edilizio ad insulam». Per non contare il senatore De Bonis, che guida la ribellione di alcuni grillini contro la norma sullo sversamento dei fanghi inquinati nei terreni agricoli, sempre contenuta nel decreto.
E, mentre il capogruppo M5s, in aula, sfiora vette di comicità spiegando che nel decreto Genova «non c'è nessun condono», il caso Ischia ha rischiato di spaccare anche Forza Italia: 6 senatori campani si «auto-sospendono» dal gruppo, per protesta contro il mancato sostegno «alle ragioni dei cittadini di Ischia», ossia degli abusivi protetti da Di Maio. Ma lo strappo è subito rientrato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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