Coronavirus

Senza Iva e a 50 centesimi? Ecco la verità sulle mascherine

Con l'annuncio della fase 2 il governo aveva fatto una promessa ai cittadini, "tutti potranno acquistare mascherine a 0,50 centesimi". Eppure le mascherine chirurgiche sembrano impossibili da trovare

 Senza Iva e a 50 centesimi? Ecco la verità sulle mascherine

“Abbiamo già sollecitato il commissario Arcuri a calmierare i prezzi sulle mascherine, non ci saranno speculazioni su questo fronte. Ci sarà un prezzo equo e un piccolo margine guadagno. Il prezzo sarà attorno allo 0,50 per le mascherine chirurgiche”, aveva dichiarato il premier Giuseppe Conte nell’ultimo Dpcm contenente le misure della Fase 2 per una prima riapertura del Paese. “Parole, parole, parole”, diceva Mina e questa volta sembra proprio calzare a pennello. A pochi giorni dagli annunci fatti in conferenza stampa, le promesse del governo sui dispositivi di protezione individuale sembrano “solo parole”. E quelle, si sa, se le porta via il vento.

Sembra di essere tornati all’inizio dell’epidemia, quando ancora non si era annunciato il lockdown e l’allarme del Covid19, che in Cina aveva già preso piede, iniziava a spaventare gli italiani. Per giorni, in gran parte delle città della penisola le mascherine sono andate sold out in una manciata di giorni, seguite a ruota dai gel igienizzanti. Oggi, il film sembra ripetersi ma, questa volta, dopo ben due mesi di prove generali. Le mascherine facciali sono introvabili. E non si tratta delle FFP2, FFP3 pronte a proteggere chi le indossa e allo stesso tempo chi vi è intorno, ma delle cosiddette “mascherine altruiste”, azzurre e usa e getta, che dal 4 maggio dovevano essere garantite a tutta la popolazione a un prezzo irrisorio.

“Io avevo fatto un grosso carico il mese scorso, ma con la Fase 2 la richiesta di mascherine chirurgiche è tornata a crescere e a breve esauriranno ho scritto alle aziende che dovrebbero fornire i dispositivi, ma nessuna di loro riesce a mandarmele”, ci svela Giuseppe Longo, farmacista romano che in pochi giorni ha contattato ben 4 aziende che incaricate alla produzione. E tutte hanno risposto picche. “Sfortunatamente in questo momento, e per tutto il mese di maggio, non riusciamo a soddisfare nuovi ordini”, ha spiegato Mediberg, società lombarda che progetta e produce dispositivi medici. La motivazione è nobile, “stiamo impegnando la nostra piena capacità produttiva per far fronte all’accordo di fornitura siglato con la Protezione Civile Nazionale”. Ed è proprio qui che sta il problema. “La distribuzione intermedia avrebbe dovuto distribuire quelle della Protezione Civile ma, a causa dei ritardi degli enti certificatori, non può ancora immetterle nel circuito”, spiega Roberto Tobia, presidente di Federfarma Palermo e segretario nazionale di Federfarma.

Secondo l’accordo siglato dalla Protezione Civile aziende selezionate dovrebbero produrre le mascherine chirurgiche da fornire proprio alla Protezione Civile che andrebbe a distribuirle i dispositivi “a un punto vendita ogni 1200 abitanti”, secondo quanto dichiarato dal commissario straordinario Domenico Arcuri in conferenza stampa. Un obiettivo che per essere raggiunto, badate bene, comprenderebbe la distribuzione delle mascherine dallo Stato non solo alle farmacie, che nel Lazio sono una ogni 3658 abitanti e nel piccolo Molise ne troviamo una ogni 1.858 (e ancora non le hanno), ma anche ad altri esercizi commerciali, come ad esempio i tabaccai.

Farmacie in Italia
Rapporto farmacie/abitanti in Italia (marzo 2019)

Chi fa da sé fa per tre, dice un detto. Ed è quello che da mesi cercano di fare i farmacisti che per far fronte a questa emergenza hanno tentato di contattare altre aziende che producono gli stessi dispositivi, certificati e ad un prezzo che possa coprire le spese con un costo alla vendita di 0,50 centesimi più Iva. “Impossibile”, ammette Emilio Cabella, che per la sua farmacia, rimasta senza scorte, da giorni va alla ricerca di mascherine. “Le aziende dalle quali prima si potevano trovare le mascherine chirurgiche hanno ancora listini troppo alti e mi dicono che non riescono a venderle al prezzo fissato dal governo perché non rientrano nei costi”, spiega il dott. Cabella. Si torna sempre al punto di partenza. La soluzione del problema oggi, sembra essa stessa il problema e i farmacisti, uomini in trincea che da due mesi a questa parte si trovano ad affrontare l’emergenza sanitaria in prima linea, stando ai fatti, potrebbero essere caduti dalla padella nella brace e il danno si riverserebbe sui cittadini.

Nei mesi scorsi le mascherine venivano vendute con le semplici regole del libero mercato e si potevano trovare a 1 euro l’una così come a prezzi più alti o leggermente inferiori. Tanto, troppo per famiglie che hanno perso il lavoro, non riescono a pagare le utenze e fanno fatica a fare la spesa. Una spesa insostenibile considerando che le mascherine chirurgiche possono essere utilizzate solo per qualche ora e poi devono essere sostituite. Per un oggetto che è ormai diventato un bene di prima necessità fissare un costo massimo era forse l’unica cosa da fare. Se non fosse che i fatti smontano le splendide iniziative del buon senso, ancora una volta. Le mascherine a questo prezzo sembrano essere diventate introvabili.

farmacista
Farmacisti in trincea durante l'emergenza coronavirus

Per chi è riuscito a trovarne una mandata “da un grossista e amico che voleva smaltire il carico senza guadagnarci un euro” non sono comunque finiti gli scogli da superare. Al bancone della farmacia, ogni giorno Giuseppe Longo si fa portavoce di ciò di cui gli italiani non sono stati messi al corrente. Con 0,50 centesimi non si acquista niente e la cifra di mezzo euro, si può dire, resta un numero da slogan. A quel pezzo va infatti aggiunta l’Iva e il costo finale è di 0,61 centesimi. Costo che, nessun esponente di governo ha mai citato e che, per la maggior parte delle persone, si traduce in un’aggiunta del farmacista per lucrare sui dpi. “Le persone pensano che sia io ad alzare il prezzo perché il messaggio è stato fuorviante”. Tanto più che di Iva si era parlato in sede di annuncio. L’aliquota del 22% era diventata soggetto di una promessa del governo, “il nostro impegno è quello di eliminare completamente l’Iva” sul prezzo delle mascherine, aveva annunciato il presidente del Consiglio, ma il futuro è sempre pieno di speranza e la fiducia nelle promesse dello Stato si affievolisce ogni giorno di più.

Ciò che è certo, per il momento, è che le mascherine più economiche si acquistano a 0,61 centesimi Iva compresa, e di queste, non c’è traccia.

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