Cronache

Lo sfogo del barista contro Conte: "Mi costringi a chiudere"

Il titolare di un bar di Ventimiglia (Imperia), attacca il premier Conte: "A queste condizioni mi costringi a chiudere, ma verrò a Roma, perché voglio che mi guardi negli occhi". Sotto accusa le condizioni di sicurezza, che impediscono di lavorare

Lo sfogo del barista contro Conte: "Mi costringi a chiudere"

Aprire un bar era il sogno della sua vita. Per diciotto anni, quando lavorava come frontaliere nel Principato di Monaco: Corrado Sbano, 42 anni, originario di Casaluce, nel Casertano, ma da tempo ormai abitante a Ventimiglia, in provincia di Imperia, metteva i soldi da parte, nella speranza di acquisire la propria indipendente.

È il marzo del 2016, quando finalmente corona il suo sogno. In corso Limone Piemonte, nel popolare quartiere di Roverino, all'ingresso della statale 20 del col di Tenda, apre un bar-trattoria. Grazie alla sua simpatia, ma anche alla vicinanza delle scuole elementari e medie, riesce subito a conquistarsi una clientela di mamme, che dopo aver accompagnato i figli in classe, si fermano a bere un caffè o a far colazione per stare un po' insieme. Tutto bene, finché non arriva il Coronavirus.

"È da circa due mesi che non guadagno più, ma le spese restano, non te le toglie nessuno - racconta Corrado -. Il padrone di casa ha voluto anche questo mese i 607 euro di affitto, ma ciò che più mi preoccupa di più è il fatto che a queste condizioni, Conte mi costringe a chiudere per sempre". In un lungo video di protesta Corrado dimostra per quali motivi è impossibile andare avanti.

"Dai trentadue posti a sedere che avevo prima, ne rimarranno cinque o sei. Ma non è tutto. Gestisco il bar da solo. Ogni tanto c'è mia moglie che mi dà una mano, ma lei lavora a Monaco e non è sempre presente. All'epoca, c'era qualche mamma che ogni tanto mi sparecchiava in amicizia e niente più. Non potevo permettermi un dipendente. Mi spieghi, allora, Conte, come faccio a preparare i caffè, servire i clienti e badare alla cassa, se ogni volta che tocco i soldi, devo cambiare i guanti".

Ma non finisce qui. Il problema è anche un altro: se a queste condizioni la previsione di incasso è molto bassa; d'altra parte le spese restano quelle di sempre. "Ho due figlie minorenni e un mutuo da pagare. Per fortuna, c'è anche lo stipendio di mia moglie, ma visto che la casa è intestata a me, se un domani dovessi avere difficoltà a pagare anche una sola rata, potrebbero subito rivalersi sulla casa".

Corrado ne è certo: "Il giorno delle riaperture, consegno le chiavi al sindaco e vado a Roma, perché voglio che Conte mi guardi negli occhi e sono sicuro che con me verranno tante altre persone".

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