Politica

Show al Colle e invasioni, ira di Mattarella

Politicamente parlando, è stata certamente una delle giornate più difficili per Sergio Mattarella.

Show al Colle e invasioni, ira di Mattarella

Politicamente parlando, è stata certamente una delle giornate più difficili per Sergio Mattarella. Con una velenosissima crisi di governo che tra le prime ore della mattina e le ultime del pomeriggio si è andata avvitando intorno ai due principali protagonisti dello scontro. Prima Giuseppe Conte, poi Matteo Renzi. Il premier è reo di una campagna acquisti gestita in prima persona da Palazzo Chigi e con incontri nottetempo proprio nel cuore delle consultazioni. Uno sfregio al bon ton istituzionale, che prevede che sia il Quirinale a gestire in prima persona tutte le variabili della crisi. Invece, senatori in uscita o presunti tali hanno fatto viavai con la sede del governo proprio mentre nel salone delle Feste del Colle il capo dello Stato provava a tirare le fila della crisi. Peraltro - non certo per colpa sua - senza alcun risultato. Anzi, incassando un gigantesco autogol, visto che la giornata di ieri si è aperta con il senatore di Forza Italia Luigi Vitali che ha fatto una pittoresca marcia indietro e dopo sole dodici ore ha rinnegato il suo passaggio nel gruppo dei cosiddetti costruttori contiani.

Ieri le consultazioni sono iniziate così. Con la conversione a U dell'unico senatore che la pressante campagna acquisti di Palazzo Chigi è riuscito a portare a casa in quasi dieci giorni di serrate trattative. Un disastro dal punto di vista politico. Un problema sotto il profilo dell'immagine. Soprattutto per il Quirinale, che si è ritrovato risucchiato in un improbabile bazar proprio mentre sul Colle sfilano le delegazioni per le consultazioni. Il mercato delle vacche, mentre nella sede più alta e più austera delle istituzioni andava in scena il sommo rito delle consultazioni. Che Mattarella non si sia svegliato di buon umore ci sta.

Poi, ore dopo, ci si è messo Renzi. Che si è presentato al Colle giocando sul filo dell'equivoco. Che non ha posto il veto su Conte, ma lo ha boicottato in tutti i modi possibili. Con più educazione nel colloquio faccia a faccia con Mattarella, con grande libertà davanti alle telecamere che lo hanno accolto all'uscita delle consultazioni. Una sorta di conferenza stampa in prima persona, lunga una buona mezz'ora e con un seguito di spin ad uso e consumo dei media. Il leader di Iv veicola pubblicamente una linea che, a detta del Quirinale, è ben più rigida di quella manifestata nel faccia a faccia con il capo dello Stato. Nelle consultazioni Renzi avrebbe lasciato un margine per un incarico a Conte. Stando a quello che dice a favore di telecamere il senatore di Rignano - e a quello che veicolano i suoi - ci sarebbe invece un no all'incarico a Conte, «almeno per ora».

Sul Colle non gradiscono. Non il merito, ovviamente. Ma i modi. Il fatto di presentarsi da Mattarella con una posizione formalmente possibilista sul reincarico a Conte, ma poi buttarsi in un vero e proprio show a favore di telecamere per mettere all'angolo Conte. Arrivando persino a raccontare della telefonata che gli ha fatto il premier dimissionario poche ore prima di salire al Quirinale per cercare di rimettere insieme i cocci. Potrebbe essere cronaca, ma tutti o quasi lo hanno interpretato come un messaggio subliminale.

Renzi va via dal Colle che sono quasi le sette di sera. E si lascia dietro solo un misto di confusione e irritazione. La sua posizione niente affatto chiara su Conte, infatti, non fa che rimandare la palla a Mattarella. Ma senza una strada chiara. Molto dipenderà da cosa diranno i capigruppo del M5s, se confermeranno o no il veto su Iv.

Nel primo caso, ovviamente, game over per il Conte ter. Ma il Pd sta facendo un forte pressing sul Quirinale e sui grillini per lasciare la porta aperta. Nicola Zingaretti vorrebbe comunque un reincarico a Conte, cosicché la palla torni a Renzi e sia lui a dover formalizzare il «no» all'autoproclamato avvocato del popolo. Anche perché Dario Franceschini paventa scenari apocalittici. «Renzi può fare di tutto, finanche un governo con il centrodestra...

Lega, Fratelli d'Italia e Forza Italia, con Italia viva avrebbero i numeri», è il monito del ministro dei Beni culturali.

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