Cronache

Censurò le critiche a Bergoglio: già pronto un incarico su misura

Si dimette Viganò il portavoce del Papa. Censurò le critiche di Ratzinger a Bergoglio

Censurò le critiche a Bergoglio: già pronto un incarico su misura

L'ultimo faccia a faccia, due sere fa, a casa Santa Marta. Papa Francesco aveva accolto monsignore Dario Edoardo Viganò per un incontro informale, amichevole. Uno dei soliti. Il fedelissimo del Pontefice, uomo forte delle comunicazioni del Vaticano e artefice della riforma dei media della Santa Sede, aveva già fatto avere al Santo padre, il giorno prima, la sua lettera di dimissioni da Prefetto della Segreteria per la comunicazione, il super dicastero vaticano che raggruppa e sovrintende a tutti i media della piccola città-Stato. Viganò, in realtà, era intenzionato a farsi da parte già da diversi giorni, da quando si era scatenata la bufera sul caso della lettera «tagliata» di Benedetto XVI e cavalcata nell'ultima settimana soprattutto dai detrattori di Francesco. Gli stessi che, sempre più spesso, avevano tentato di colpire in ogni modo Viganò, colpevole ai loro occhi di volere stravolgere gli equilibri all'interno del Vaticano.

Brianzolo, classe 1962, il monsignore chiamato da Francesco per riformare il sistema dei media per creare nuove sinergie nel corso dell'incontro con il Papa non ha usato mezzi termini: «È bene che io mi faccia da parte, per il bene della riforma. Il problema adesso sono io». E Francesco, dopo alcune resistenze, alla fine ha accettato, a patto però che Viganò rimanesse in Vaticano, all'interno della Segreteria per la comunicazione, con un ruolo di «assessore», un incarico nuovo di zecca, cucito su misura dal Papa per il suo stretto collaboratore, per dare una mano al nuovo Prefetto che sarà nominato nelle prossime settimane. «In questi ultimi giorni», aveva scritto il prelato al Papa lo scorso 19 marzo, «si sono sollevate molte polemiche circa il mio operato che, al di là delle intenzioni, destabilizza il complesso e grande lavoro di riforma che Lei mi ha affidato nel giugno del 2015 e che vede ora, grazie al contributo di moltissime persone a partire dal personale, compiere il tratto finale». Poi la richiesta dell'ormai Prefetto emerito, ribadita anche a voce al Santo padre: «Nel rispetto delle persone che con me hanno lavorato in questi anni e per evitare che la mia persona possa in qualche modo ritardare, danneggiare o addirittura bloccare quanto già stabilito, le chiedo di accogliere il mio desiderio di farmi in disparte, rendendomi, se lei lo desidera, disponibile a collaborare in altre modalità».

Un chiaro segnale per il Papa: se la riforma deve andare avanti, è bene che io adesso mi faccia da parte. E così, ieri, Francesco, ha preso carta e penna e ha scritto una lettera al monsignore in cui accetta «non senza qualche fatica» le sue dimissioni, manifestandogli al contempo la sua stima e il suo affetto.

«Le chiedo», ha scritto il Papa ieri a Viganò, «di proseguire restando presso il Dicastero per potere dare il suo contributo umano e professionale al nuovo Prefetto e al progetto di riforma voluto dal Consiglio dei cardinali, da me approvato e regolarmente condiviso. Riforma ormai giunta al tratto conclusivo con l'imminente fusione dell'Osservatore Romano all'interno dell'unico sistema comunicativo della Santa Sede e l'accorpamento della Tipografia vaticana. La riforma della Chiesa non è anzitutto un problema di organigrammi quanto piuttosto l'acquisizione di uno spirito di servizio».

Un messaggio del Papa che, confermando la sua fiducia nei confronti di monsignore Viganò, non lascia alcun dubbio: la riforma dei media andrà comunque avanti, se il tentativo era quello di bloccare la rivoluzione in corso, così non sarà.

Commenti