Cronache

"Si sfidano sui social per fare a botte". La lista dei mille "ragazzi cattivi"

Dallo scorso dicembre, la città di Padova è stata presa d'assalto dalle baby gang. In Prefettura una lista dei mille "ragazzi cattivi" per arginare le violenze

"Si sfidano sui social per fare a botte". La lista dei mille "ragazzi cattivi"

Li chiamano "cattivi ragazzi". Sono adolescenti, in età compresa tra i 14 e i 18 anni, che si organizzano sui social per fare a botte nelle piazze della grandi città durante il fine settimana. Un fenomeno, quello delle baby gang, che corre più veloce della pandemia da Nord a Sud del Paese. Per tentare di arginare questa piaga sociale il Prefetto di Padova ha stilato una "lista" con in nomi dei giovani coinvolti nelle baruffe. E non è tanto l'identikit a preoccupare - stranieri e italiani di seconda o terza generazione, pare - quanto il numero: sono mille.

L'identikit dei ragazzi

"Mobilitiamoci", dicono. Sì, ma come? L'idea del prefetto di Padova Raffaele Grassi è quello di istituire un Osservatorio sul disagio giovanile in modo da monitare l'evoluzione delle "mega risse" tra adolescenti. Posto che sia lecito parlare di evoluzione, ovviamente. Perché, ai fatti, sembrebbe trattarsi già di una emergenza bella e buona. Gli accordi si fanno sui social: ci si vede in piazza per fare a botte. Poi, magari, finisce in nulla. Qualche spintone, un paio di insulti e qualche parolaccia. Ma sono in tanti, troppi. Polizia e carabinieri hanno indentificato circa un migliaio di questi giovani: "Quasi tutti provenienti dalla provincia, - riporta il Corriere.it - molti dei quali stranieri di seconda generazione che nel fine settimana si danno appuntamento sui social per fare a botte".

Le risse

Noia? Rivalsa sociale? Difficile a dirsi. All'inizio il fenomeno sembrava riconducibile alle dinamiche di periferia: gang di quartiere che si scontrano su un terreno neutrale, come da film. Ma poi qualcosa è cambiato e adesso sta diventando una sorta di appuntamento fisso aperto ai giovani provenienti da tutte le città. "Solo i primi sono riconducibili alle dinamiche di gang. - spiega il prefetto di Padova - Poi è diventato altro, un appuntamento fisso che si è aperto a tutti i giovani della città. La rissa stessa ha perso ogni ragione di rivalsa, è diventata un semplice momento di aggregazione, chi vuole ci sta, chi vuole assiste, comunque l'importante è esserci".

Lo studente

Parla di "moda trasversale", invece, Marco Nimis. Lui quei ragazzi li conosce - non uno ad uno, intendiamoci - ma sa di cosa parla. Ha 18 anni e dal 2019 è coordinatore regionale della rete degli studenti medi. "Non sono solo ragazzi del circondario - chiarisce -ci sono anche tanti miei coetanei che frequentano le scuole del centro, è diventata quasi una moda". Insomma, "cattivi ragazzi" con la fedina penale immacolata. Ma il dubbio rimane: siamo difronte a una emergenza? Per il sindaco di Padova Sergio Giordani questo si tratta di un "fenomeno passeggero.

- dice - Con la fine del Covid questi ragazzi torneranno a fare altre attività e questa rabbia che tentano di scaricare passerà".

Commenti