SI TORNA A VOTARE

CIAONE DI MAIO, ARRIVA COTTARELLI

Come previsto, Sergio Mattarella non ha ceduto. Il governo fortemente voluto da Luigi Di Maio con l'anomalo sostegno di Matteo Salvini, leader della coalizione avversaria e vincitrice delle elezioni, muore ancora prima di vedere la luce, con buona pace del suo finto premier Giuseppe Conte.

Ufficialmente tutto finisce sul nome di Paolo Savona, candidato ministro dell'Economia, un anti euro ritenuto dal Quirinale uomo pericoloso per la tenuta dei conti e dei risparmi degli italiani. Ma in realtà il naufragio è figlio di un pasticcio ben più ampio e rischioso, a partire dal premier non eletto e totalmente inadeguato, da un programma velleitario nella forma quanto generico e privo di coperture economiche nella sostanza, di due vicepremier (Di Maio e Salvini) più forti e potenti del titolare con interessi divergenti.

Mi viene il dubbio che Matteo Salvini non abbia rinunciato a Paolo Savona proprio per fare saltare il banco con addebito di colpa a terzi (Mattarella), un modo eroico per uscire da un vicolo cieco in cui, probabilmente in buona fede, si era cacciato. «Savona o morte» è uno slogan efficace, non un programma politico. Avrebbe potuto, per esempio, mandare all'Economia il fidato Giorgetti, suo braccio destro e gradito anche dal Quirinale: sui tavoli europei non sarebbe certo stato più docile di Paolo Savona.

Fuori dalla retorica di queste ore e delle parole già da campagna elettorale, è probabile che Salvini abbia riconsiderato l'ipotesi di tornare a fare il leader del centrodestra anziché rosolare come portatore d'acqua di Di Maio, sicuramente più ben visto e accettato dal Colle di quanto non lo sia lui.

In questo senso Mattarella ha fatto un favore a Salvini e a tutti gli italiani, sì orfani di Savona (sconosciuto ai più fino a pochi giorni fa), ma liberati dai ben più pericolosi - per la democrazia e per noi liberali - Di Maio e compagnia. Fosse solo per quest'ultima cosa bisognerebbe essere grati a Mattarella, destinatario ieri sera di possibili richieste di impeachment (messa sotto accusa per alto tradimento) da parte di Cinque stelle e Fratelli d'Italia, nuovo incomprensibile asse dell'impazzimento politico. Che Di Maio spari ad alzo zero sul Quirinale per coprire (...)

(...) e vendicare il suo fallimento passi. Ma che Giorgia Meloni, dopo essere stata messa alla porta dai Cinque stelle perché i suoi voti puzzavano, si unisca al coro dello sconfitto è davvero troppo, una disperata ricerca di visibilità, il fare casino tanto per farlo sperando che qualcosa resti attaccato al prossimo giro.

Un problema in più per ricompattare il centrodestra ferito in vista delle prossime elezioni forse ad ottobre -, alle quali pare ci accompagnerà un governo del presidente affidato a Carlo Cottarelli, che è ben meglio di Giuseppe Conte, ma pur sempre un tecnico non eletto. Figlio non di Mattarella, ma dell'inganno grillino di aver vinto le elezioni.

Alessandro Sallusti

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