"La sicurezza delle scuole è un’emergenza nazionale, il governo intervenga"

Il sostituto procuratore di Torino, Raffaele Guariniello, lancia l’allarme in una lettera indirizzata al ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo: troppe scuole a rischio sicurezza se non si interviene l’unica soluzione sarà la chiusura. Necessari 60 milioni di euro soltanto per gli istituti di Torino e Provincia

«La sicurezza delle scuole è un’emergenza nazionale ed è indispensabile che il governo intervenga». La drammatica situazione dell’edilizia scolastica non è una novità ma questa volta è un magistrato, Raffaele Guariniello, a lanciare l’allarme invitando con una lettera il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, a «rendersi conto della situazione». Insomma mentre il ministro magnifica inesistenti scuole ultramoderne e splendenti dove tutti, docenti e studenti, hanno a disposizione tablet, pc e lavagne interattive, è un magistrato a richiamarlo alla realtà di strutture che non solo non sono dotate di nuove tecnologie ma addirittura tanto fatiscenti da mettere a repentaglio la sicurezza quotidiana degli studenti. Non a caso il ministro per girare uno spot sulla scuola pubblica, mostrandola per quello che non è, abbia scelto un istituto tedesco privato di Milano suscitando polemiche e reclami. Guariniello, sostituto procuratore di Torino (spesso finito in prima pagina per le sue inchieste dal rogo della ThyssenKrupp a quella sull’abuso di farmaci da parte dei calciatori) ha aperto una serie di fascicoli di indagine dopo che si sono verificati dei crolli in alcune scuole di Torino e provincia. In particolare hanno ceduto dei pannelli di controsoffitti, molto comuni nelle scuole, ospitate da edifici vecchi se non antichi e ristrutturati spesso “a risparmio“. Quasi la metà degli edifici scolastici, il 44 per cento è stato costruito tra il 1961 e il 1980. Il pm segnala al ministro che il presidente della Provincia di Torino, Antonio Saitta, ha calcolato che occorrerebbero circa 60 milioni di euro per mettere a norma gli edifici scolastici di quell’area. Non solo. I soldi non ci sono e Saitta non esclude «soluzioni drastiche» ovvero la chiusura di molte scuole nelle quali garantire la sicurezza degli studenti non è più possibile. Una simile decisione potrebbe avere un effetto dominio devastante. Basta andare a guardare i dati forniti sia dall’anagrafe scolastica elaborata dallo stesso ministero sia quelli della ricerca annuale di Cittadinanzattiva. Se si dovessero chiudere le scuole non a norma la metà, forse anche più della metà, degli studenti italiani resterebbe a casa. Tanto per cominciare soltanto una scuola su quattro ha le necessarie certificazioni sull’agibilità e la staticità. Un isituto su dieci presenta lesioni strutturali. Molti edifici denunciano crolli di intonaco nei corridoi (19 per cento), nelle aule (14), nei bagni (14). Quasi la metà degli istituti presenti sul territorio nazionale, ovvero il 45 per cento, ha segnalato la necessità urgente di interventi strutturali ma nel 58 per cento dei casi l’ente proprietario (comune, provincia, regione o stato) non è mai intervenuto. A questo si aggiungere il fatto che il nostro è un territorio per gran parte a rischio sismico infatti il 59 per cento degli istituti si trova in una zona a rischio terremoti ma soltanto 5.

000 edifici su oltre 25.000 sono progettati rispettando la normativa antisismica o sono in possesso del certificato di conformità. Tra le proposte per reperire fondi quella di destinare l’8 per mille all’edilizia scolastica.

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