Silenzio, si vota. E gli sbarchi di clandestini spariscono

Avanti c'è posto. Ma in silenzio e senza disturbare il voto. È la nuova politica del governo giallo-rosso alla vigilia di una tornata elettorale che può segnare la sua fine

Silenzio, si vota. E gli sbarchi di clandestini spariscono

Avanti c'è posto. Ma in silenzio e senza disturbare il voto. È la nuova politica del governo giallo-rosso alla vigilia di una tornata elettorale che può segnare la sua fine. Una politica che s'ispira agli schemi dell'era Salvini, ovvero il blocco delle navi delle Ong e il loro sequestro. Ma con una differenza sostanziale. Salvini lo faceva nel rispetto dei suoi «decreti sicurezza». Il Conte 2, memore della promessa di abolirli, deve farlo surrettiziamente, riducendo il tutto ad una sceneggiata. Prendiamo il blocco in rada, a Palermo, della nave di Open Arms. Un blocco concluso dall'intervento della Guardia Costiera dopo il tuffo in mare di una cinquantina dei suoi 276 ospiti. Ai tempi di Salvini sarebbero intervenute le procure inquisendo il ministro degli Interni. Ma stavolta la sceneggiata non prevede, né richiede, l'arrivo dei magistrati. Come in un copione già scritto il braccio di ferro tra umanitari e governo viene risolto da quei tuffi in mare che rendono inevitabile l'intervento della Guardia Costiera e il trasferimento sulle navi da quarantena di altri 276 ospiti, 60 dei quali positivi al Coronavirus. E prendiamo il caso della Sea Watch sequestrata grazie agli insoliti e minuziosi controlli della Guardia Costiera. «Per 11 ore gli ispettori hanno cercato l'ago in un pagliaio, e ancora una volta hanno trovato ragioni assurde per trattenerci» - denuncia la Ong. Lungi da noi prendere le difese di Sea Watch e di altri corsari del buonismo. Più volte li abbiamo definiti «nuovi bucanieri» pronti non solo a violare le frontiere e a collaborare con i trafficanti di uomini, ma anche a regalare nuove braccia al lavoro nero e a consegnare migliaia di giovani schiave ai mercanti del sesso. Ma in questa triste commedia a far più impressione è l'ambiguità del governo giallo-rosso. Per mesi ha flirtato con quei bucanieri. Prima ha congelato i decreti sicurezza e qualsiasi politica di contenimento degli sbarchi, poi ha riaperto i porti alle Ong ignorando sia il rischio Coronavirus, sia le proteste di una regione ad alta vocazione turistica come la Sicilia. Ora nell'imminenza del voto si affida alla farsa. Finge di applicare gli stessi metodi di Salvini diramando direttive silenziose e mettendo in scena rappresentazioni patetiche, ma intanto permette il moltiplicarsi degli sbarchi tra cui quello di tanti migranti infetti da ospitare su esosi ospizi galleggianti. Ma nonostante il teatrino di Palermo e la sceneggiata del sequestro di Sea Watch la realtà non cambia. Solo ieri a Lampedusa si sono registrati otto sbarchi tra cui quello della Alan Kurdi da cui sono scesi 133 migranti che si aggiungono ai 21mila e 500 già arrivati di quest'anno.

Come dire 15mila in più rispetto allo stesso periodo del 2019. Ancora una volta, insomma, la Sicilia scoppia. Ancora una volta il presidente Musumeci protesta. Ma ancora una volta il governo mette la sordina a tutto e tace. Sperando che gli elettori non vedano o dimentichino.

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