Simone Mancini parla del fratello: "L'insulto? Era solo una battuta"

Il fratello del presunto killer di Emmanuel: "Amedeo era solo un allegrone con abitudini da stadio: come quella di lanciare noccioline ai neri"

Simone Mancini parla del fratello: "L'insulto? Era solo una battuta"

Amedeo Mancini era un "allegrone". Il presunto killer di Emmanuel - l'immigrato nigeriano ucciso mercoledì a Fermo, nelle Marche - viene descritto dal fratello Simone come "uno che se vede un negro gli tira le noccioline, ma lo fa per scherzare".

D'altronde, lo giustifica il fratello "ha avuto una vita difficile, a trentanove anni non può nemmeno andare allo stadio: è diffidato". Parlando con la Stampa, Simone Mancini tenta di presentare il fratello sotto una luce vagamente più favorevole, ma sinceramente l'impressione è che faccia più danni che altro all'immagine di Amedeo.

"Mio fratello è sempre stato comunista: come fa a essere razzista se ha un amico del cuore maghrebino? - spiega l'uomo al quotidiano torinese - È generosissimo, diventa violento solo se lo vai a cercare."

Quando gli chiedono conto dell'insulto razzista che Amedeo avrebbe indirizzato alla moglie di Emmanuel, Chimiary, la risposta fa capire molte cose: "Boh, quei due

potevano starsene. Mica li abbiamo chiamati noi in Italia. Gli immigrati rubano. Non è giusto che le leggi italiane li difendano. Noi dovremmo venire prima."

E quell'insulto, "scimmia"? "Via, era un battuta..."

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