Il quadro politico resta estremamente incerto. Non sappiamo se e come il governo andrà avanti, non è chiaro cosa potrebbe accadere se si arrivasse a una crisi, la manovra economica è una lotteria che ogni giorno offre numeri diversi ma una cosa è chiara: il Pd è di nuovo nel pantano, diviso e dilaniato da lotte interne, come e forse più che ai tempi di Prodi e D'Alema e più di recente di Renzi e Bersani. Chi si era illuso che la batosta elettorale prima e l'arrivo di Zingaretti poi avrebbero potuto compattare il partito, oggi deve prendere atto che così non è. La tregua è finita e le varie fazioni sono all'opera una contro l'altra. C'è chi vuole vendicarsi dei torti subiti (i renziani), chi andare a destra (Calenda) e chi a sinistra (Franceschini), chi minaccia scissioni (Calenda) e chi, considerando Zingaretti un incidente della storia, è al lavoro per prenderne un giorno il posto (Sala).
Per un attimo avevamo temuto che la sinistra fosse guarita dal cancro (della divisione) di cui soffre dalla chiusura del Pci. Temuto perché con la crisi del centrodestra la sinistra avrebbe potuto costituire l'unica alternativa al manicomio in corso. Tiriamo un sospiro di sollievo, da lì non può nascere nulla di buono, non solo per noi - e questo va da sé - ma neppure per chi ci aveva sperato e creduto.
La cosa incomprensibile è come loro stessi non si rendano conto che stanno buttando alle ortiche una occasione straordinaria, forse l'ultima che il destino gli aveva concesso. Possibile non capire che la politica dell'anti - ieri anti Berlusconi oggi anti Salvini - non ha mai pagato è mai pagherà? Incredibile vedere persone tra loro diverse ma comunque appartenenti alla classe dirigente del Paese come lo sono Franceschini e Sala strizzare l'occhio ai grillini, cioè all'antisistema. Incomprensibile che una persona intelligente con Calenda pensi di poter combinare qualcosa di utile stando dentro un partito sostanzialmente ancora comunista. Deludente vedere Renzi che non ha il coraggio di sparigliare e tentare una nuova avventura.
Tanti mezzi capi non faranno mai un leader, né un
partito. Tante sinistre non faranno mai una sinistra, tantomeno una sinistra moderna e quindi competitiva. Meglio così. Ma a maggior ragione aspettiamo che ciò che è stato il centrodestra ci dica che cosa vuole fare da grande.
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