Sinistra sotto mentite spoglie

Di Maio e la sua setta praticano un sinistresismo di tipo venezuelano che poggia sul "togli a chi ha e dallo a chi non ha"

Sinistra sotto mentite spoglie

Si capisce benissimo perché la sinistra del Pd smaniava tanto per fare il governo con Di Maio e perché i suoi esponenti abbiano ancora la bava alla bocca da quando Salvini le ha portato via il giocattolo. E si capisce perché la tentennante area renziana che soffre unita soltanto dall'indecisione - abbia detto di no.

Il motivo è sotto gli occhi di tutti: Di Maio e la sua setta praticano un sinistresismo (da «sinistrese», non da sinistra) di tipo venezuelano che poggia su una trovata, e non su una politica: togli a chi ha e dallo a chi non ha, non risolve i problemi ma saremo in tivvù tutti i giorni. E dunque: dichiariamo i benestanti nemici del popolo e formiamo una guardia rossa di plebi con i forconi. Geniale. E quanto può durare? Meno di quel che dura la rosa, lo spazio di un mattino politico. I soldi non ci sono e il primo decreto vende la dignità.

Il povero filosofo Immanuel Kant fu il primo a definire la Dignità come un valore non scambiabile, perché non esiste valore equivalente. Per questo, disse, la dignità è un valore assoluto. Da noi, invece (l'abbiamo visto ieri con il mostro detto «decreto Dignità») quel valore assoluto lo vendiamo a prezzi stracciati all'angolo delle strade, perché grazie a noi la dignità è morta. L'attacco a Mediaset per la nuova sinistra equivale all'attacco al Palazzo d'Inverno voluto da Lenin ed eseguito materialmente da Lev Trotskij con i famosi «mille tagliagole». Per Di Maio lo zar da uccidere è Berlusconi (e lo ha ripetuto mille volte in tutte e salse più razziste) sognando di liquidare l'intera famiglia Romanov a revolverate, giù in cantina. Per lui sono da far fuori tutti gli imprenditori che resistono al regime che si sta preparando e che è un regime comunista, di tipo straccio-leninista. Poi dichiara guerra a tutte le banche trattate come mafiose. E poi vuole sterminare quelli che Lenin chiamava «i grassi borghesi». I grassi borghesi di una volta erano quelli che disegnava George Grosz: grassi appunto, e poi viziosi, decadenti, già pronti per la fossa comune della Storia. Ci avrebbero pensato appunto Lenin e poi anche Hitler.

Di Maio sta avvelenando il popolo (e Salvini che dice?) facendogli credere che il merito di chi ha ben lavorato e guadagnato sia merda, lo sterco del Demonio. In effetti, è stato Calvino con il protestantesimo a definire (...)

(...) il buon imprenditore che produce ricchezza - e non la ruba - come prediletto da Dio perché permette ad altri di lavorare. Il pentastelluto in grisaglia permanente effettiva vuole sterminare come grassi borghesi da mattatoio, coloro che si sono costruiti una pensione pagandosi i contributi, additandoli al disprezzo e all'odio sociale perché non ha altro da vendere, altro frutto da seminare: gettare benzina sulla patria rimbecillita dai predicatori rende bene in cenere bruciando quel che resta della democrazia liberale. Per Di Maio (ma, scusate, e Salvini?) è invece virtuoso il reddito di cittadinanza, detta un tempo l'arte di Michelaccio. Ai tempi del comunismo, quello vero, esisteva effettivamente una economia comunista: fallimentare, causa di pene infinite per i popoli cui è stata somministrata, basata sulla pianificazione per «piani quinquennali». L'economia sovietica è morta nella povertà e nel disonore, ma ecco che al posto dei piani quinquennali, emergono i piani demenziali con cui si cerca di far credere che essere buoni significa rubare a chi ha lavorato per dare a chi non lavora. Questo è il piano comunista che si attua gettando fumo negli occhi di un popolo ipnotizzato da un sistema televisivo catastrofista, piagnone, populista ma con severe reprimende contro la ludopatia, che nessuno sa bene che cosa sia. L'attacco più odioso e cretino è stato quello contro le televisioni private, leggi Mediaset il cui titolo è crollato, a favore di una Netflix italiana che già c'è.

È un panorama non soltanto desolante ma offensivo per un'Italia tornata nelle caverne, dopo una cura fondata sull'invidia, primo e unico sentimento fondante della sinistra che lo condivide con il pentastellume.

Paolo Guzzanti

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