Negli Stati Uniti, non solo a Dallas, assistiamo a episodi da seconda guerra civile americana. Lo scontro razziale pareva consegnato alla Storia con l'ingresso di Barack Obama alla Casa Bianca. Non è così. Dopo la caduta del Muro, l'Europa non è mai stata meno unita di oggi. Il processo stesso di unificazione è sotto accusa per carenza di democrazia. Gli Stati membri si muovono in ordine sparso su molte questioni. Il dibattito interno ad ogni Paese, Italia inclusa, mostra spaccature su argomenti cruciali: come rapportarsi a Bruxelles, affrontare l'immigrazione, disinnescare il terrorismo islamico. La discussione, per niente costruttiva, scivola spesso nella delegittimazione dell'avversario.
L'Occidente, insomma, è in crisi d'identità. Alcuni intellettuali, da tempo, cercano di capire le radici del problema. Il politicamente corretto aveva promesso di imporre il rispetto delle diversità. Purtroppo si è trasformato in una grottesca forma di censura, senza eliminare alcuna differenza. La politica vera ha ceduto il passo a una forma di galateo linguistico che nulla risolve. Lo scrisse Robert Hughes ne La cultura del piagnisteo (1994).
Il multiculturalismo aveva promesso l'uguaglianza attraverso il riconoscimento delle minoranze. Ha fallito due volte. L'infinita moltiplicazione dei gruppi da tutelare ha minato lo Stato di diritto. In Italia, lo ha scritto Giovanni Sartori in Pluralismo, multiculturalismo e estranei (2001). Le leggi devono essere generali e applicarsi a tutti. La moltiplicazione dei diritti, attribuiti in funzione dell'appartenenza a una minoranza e protetti da leggi ad hoc, spinge invece verso la frammentazione e reintroduce l'arbitrio, attribuendo allo Stato il dovere di intervenire e il potere di discriminare. Il multiculturalismo ha inoltre prodotto una società in cui le comunità vivono una accanto all'altra ma nell'ignoranza reciproca. Le diversità vengono erette a baluardi. Si rinuncia all'integrazione. L'approdo è un separatismo di fatto, pronto a sfociare nell'odio. Tom Wolfe ha raccontato questo paradosso nel romanzo Back to Blood (2012). In mancanza di un'idea condivisa di Stato, si torna alla legge del sangue.
Multiculturalismo e politicamente corretto hanno intaccato la fiducia nelle regole della società aperta senza offrire un'alternativa che non sia il caos.
Per questo oggi i cittadini d'Occidente non sanno riconoscere quali valori abbiano messo in comune dopo la Seconda guerra mondiale e per quale motivo valga la pena vivere (e, se necessario, morire) assieme agli altri. Le conseguenze sono drammatiche.
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