"Sono incinta, nessuno mi aiuta". Ragazza dorme nella sala giochi

Per gli immigrati l'Italia trova sempre le risorse. Lei, invece, senza una casa e in dolce attesa deve vivere tra le slot machine notturne

"Sono incinta, nessuno mi aiuta". Ragazza dorme nella sala giochi

Una donna lasciata sola. Senza un letto. Senza una casa. Si chiama Simona, ha 30 anni ed è incinta. Tra qualche settimana diventerà la madre di quel bambino che porta in grembo. Anche se lei è sicura: "Me lo porteranno via".

Così come hanno fatto con il primo bambino. Le colpe di Simona sono le amicizie sbagliate e una famiglia che non vuol sapere nulla di lei. Né la sorella, né il padre. Per questo vive in uno sgabello di un bar notturno di Torino. Ha raccontato la sua storia, che stride - troppo - con le immagini delle proteste dei migranti nei centri di accoglienza. Loro un letto lo hanno. Simona invece no. Ha solo uno sgabello, il barista che qualche volta gli porta un bicchiere di té caldo e i giocatori dello slot machine che gli regalano del cibo.

Questa gente - racconta Simona alla Stampa - "quando ti vede che hai il pancione non ti tratta male. Anzi". E sono anche indignati da questa situazione: "Perché non puoi far finta di niente davanti a una situazione così - afferma il barista - Nessuno ha mai aiutato questa ragazza e nessuno la aiuta. E questo è una follia. Una follia assoluta". Nessuno l'ha aiutata. Nemmeno lo Stato e nemmeno le associazioni caritatevoli. "Se ci fosse ancora la mia mamma - dice lei - non sarei finita così. Non sarei qui a fare la barbona. Sarei insieme a lei da qualche parte, al caldo". "Hanno lasciato da sola questa povera ragazza - dicono in coro chi la conosce - e per di più in queste condizioni".

Ciabatte rosse di plastica, per pasti solo cose poco sane ma a basso prezzo. Dal medico, in gravidanza, è andata solo una volta. "Se soltanto potessi - aggiunge Simona - non andrei in ospedale neanche per partorire. Non ci andrei perché tanto già lo so: il bambino me lo toglieranno. Sono senza casa, non ho un lavoro e neppure un marito. Diranno che non sono in grado di fare la mamma. Ma se nessuno mi aiuta, se nessuno mi dà una chance, come fanno a dire che mamma sarei?".

"Devono darle una mano - si arrabbiano i clienti della sala giochi - Le suore oppure quelle associazioni che si occupano di ragazze madri". Non appena arriva la luce dell'alba, Simona prende la sua valigia di vestiti e sale su un autobus per dormire. Farlo la notte sarebbe pericoloso, così scambia il giorno con il buio.

Per mangiare si arrangia, per lavarsi usa i bagni pubblici. "Io da sola non posso fare di più. Lassù c’è qualcuno che vede tutto e sa tutto. Speriamo aiuti anche me".

Perché l'Italia non aiuta i propri figli. Ma sempre lo "straniero".

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