Cronache

Il sospetto sulla morte di Maria: "Un batterio contratto in ospedale"

Maria, 17 anni, è morta in ospedale. Le sue condizioni sono precipitate a 36 ore dal ricovero. Il papà: "Forse un batterio contratto in ospedale. Vogliamo la verità"

Il sospetto sulla morte di Maria: "Un batterio contratto in ospedale"

"È entrata sulle sue gambe, è uscita in una bara. Voglio sapere la verità". Non si dà pace Gennario Elia, il papà di Maria, la 17enne perugina morta a 36 ore dal ricovero in ospedale per cause ancora da accertare. Dai referti clinici sembrerebbe che la giovane fosse positiva all'influenza suina H1N1 ma si è parlato anche della H3N2, una sottovariante dell'influenza A. "Chiediamo di fare accertamenti sullo stafilococco aureo: è necessario capire se Maria lo avesse prima di arrivare al Santa Maria o se abbia contratto il batterio in ospedale", spiega l'avvocato Antonio Cozza, che con il collega Nicodemo Gentile assiste il genitore della vittima.

Il calvario

Il calvario di Maria inizia lo scorso 22 marzo quando lamenta "un po'di mal di gola", al punto da decidere di saltare la scuola. Poi "Mercoledì un po' di febbre - racconta il papà al quotidiano La Nazione - Abbiamo chiamato la dottoressa che ci ha consigliato di fare un tampone per il Covid, ma era negativo. Quindi le cure, per quella che sembrava solo un'influenza. Giovedì è arrivata la nausea e venerdì sera Maria ha iniziato ad avere problemi respiratori: alle 21.30 l'abbiamo portata in ospedale". La 17enne raggiunge il pronto soccorso del Santa Maria della Misericordia con una lieve insufficienza respiratoria ma, nel giro di poche ore, viene trasferita in terapia intensiva. "Ce l'hanno portata alle 1.30. - continua Gennaro Elia - Alle 9.30 di sabato mattina ci è stato detto che Maria aveva un impegno polmonare importante, che erano stati fatti gli esami batteriologici e che l'unica positività era l'H1N1, l'influenza suina. Ci avevano rassicurato: era un lungo percorso, ma i medici avevano a disposizione molte armi, così ci è stato detto".

Il decesso

Alle ore 13 del sabato successivo al ricovero, i medici comunicano ai genitori di Maria di aver contattato l'ospedale di Careggi (Firenze) per concordare un eventuale trasferimento "le condizioni di mia figlia, però, non lo consentivano", puntualizza il papà della giovane. "In serata, poi, ci è stato riferito che non collaborava come si aspettavano, sebbene la sottoponessero a 5 o 6 antibiotici. - prosegue - Ci hanno fatto entrare per salutarla: le ho parlato, le ho chiesto di reagire, l'ho baciata e ho pregato. Speravo mi sentisse, ho cercato di farle coraggio: le ho detto che tutti l'aspettavamo". Domenica mattina, la situazione è disastrosa: "Non capivano perché Maria non rispondesse agli antibiotici. Avevano escluso la leucemia fulminante, ma una spiegazione non c'era. Ce l'hanno fatta vedere alle 14.30, dicendoci che avremmo trovato gli arti scuri per la scarsa ossigenazione del sangue. Alle 17.40 è arrivata la telefonata: ci chiedevano di tornare in reparto, non era necessario che ci dicessero altro. Io sono morto con lei".

L'appello

Gennaro è distrutto dal dolore: "Era una ragazza d'oro, brava, educata, sempre sorridente, riservata e solare, presente in tutto. Amava la moda, fare le sfilate. Era la mia principessa", ricorda. Non ha sete di vendetta ma fame di giustizia e verità: "Non punto il dito contro nessuno, ma voglio sapere se per Maria è stato fatto tutto il possibile e se quello che è stato fatto è stato fatto bene. - conclude -E se c'è stata una negligenza, voglio che venga a galla, così che non accada più a nessuno quello che è accaduto a mia figlia".

Intanto la Procura di Perugia, come da prassi, ha aperto un fascicolo con l'ipotesi di reato per omicidio colposo contro ignoti.

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