Coronavirus

Ecco quali sono i farmaci ​per curare i malati a casa

Il cardiochirurgo Spagnolo spiega che i pazienti possono essere curati nelle loro case con aspirina, cortisone ed eparina. La cura però deve essere tempestiva

Ecco quali sono i farmaci ​per curare i malati a casa

Salvatore Spagnolo, cardiochirurgo calabrese con una competenza specifica nel trattamento dell’embolia polmonare massiva, ha spiegato all’Agi che i farmaci anti coronavirus ci sono ma che in pochi lo sanno. I pazienti, se presi in tempo, potrebbero essere curati nelle loro abitazioni, attraverso l’Aspirina, l’Eparina e il Cortisone. Questo trattamento potrebbe limitare l’aggressività del virus, andando a bloccare alcuni dei suoi effetti più letali, quali le patologie polmonari. I pazienti, perché i farmaci abbiano successo, devono però essere trattati subito, prima che si manifestino i sintomi.

Importante informare la popolazione

Quello che chiede Spagnolo è che le autorità sanitarie informino la popolazione su questa possibilità. "Affrontare il virus nella fase iniziale costerebbe meno e migliorerebbe i risultati. Purtroppo, invece, i medici prescrivono i farmaci solo quando i pazienti si presentano da loro con la malattia in fase avanzata" ha spiegato il medico che opera a Rapallo, nella cardiochirurgia dell'Iclas di Rapallo. Secondo quanto raccontato, lo scorso marzo aveva ipotizzato che la causa di morte nella patologia da coronavirus non fosse solo una polmonite interstiziale ma anche un’embolia polmonare diffusa. Propose quindi di somministrare l’eparina, un anticoagulante.

Per validare questa sua ipotesi, aveva anche pubblicato un articolo sul Journal of Cardiology Research, intitolato: Covid-19 as a Cause of Pneumonia and Diffuse Peripheral Pulmonary Embolism. Early Anticoagulant Treatment to Prevent Thrombi Formation. Ma nessuno prese in considerazione quanto sostenuto da Spagnolo. Fino alla fine di aprile, quando degli studi autoptici confermarono la presenza di trombi nei polmoni dei pazienti deceduti per coronavirus. Solo a quel punto l’eparina venne data ai pazienti positivi al Covid che si trovavano in terapia intensiva. E i miglioramenti si videro.

Il professor Nicola Magrini, Direttore generale dell’Aifa, l’Agenzia Italiana del Farmaco, aveva dichiarato poi che l’eparina è un pilastro nel trattamento del Covid-19. Il farmaco viene però abitualmente usato solo nei pazienti ricoverati con segni di polmonite. Perché i pazienti abbiano dei benefici, la somministrazione del farmaco deve essere tempestiva. "Oggi sappiamo che, a differenza dei comuni virus antinfluenzali, i coronavirus non danneggiano solo i polmoni ma entrano nei capillari polmonari e si riproducono nella loro parete interna chiamata endotelio. È dimostrato da studi anatomopatologici e clinici che, quando il virus passa dalle narici alla trachea e raggiunge gli alveoli polmonari, entra direttamente nei capillari che circondano gli alveoli e naviga nella corrente sanguigna. Spinto dalla pressione di perfusione, raggiunge il cuore ed i vari organi del corpo umano. Esso ha la proprietà di riprodursi nell’endotelio sia degli alveoli polmonari che dei capillari e determinare una progressiva infiammazione dei polmoni ed una trombosi del microcircolo. In alcuni pazienti, la distruzione dell’endotelio vascolare causa trombosi anche nel tessuto cardiaco, cerebrale o renale e determina infarti miocardici, ictus cerebrali o infarti renali", ha spiegato Spagnolo.

Salvatore Spagnolo

Se somministrati in tempo riducono la mortalità

Eparina e Cortisone potrebbero quindi contrastare gli effetti letali del Covid, anche se prescritti a casa, andando a contrastare l’insorgenza di sviluppi infiammatori e trombotici.

Spagnolo ha riferito che, secondo l’Università Americana del Maryland, nei pazienti affetti da coronavirus i farmaci antiaggreganti, se dati in tempo, possono ridurre la mortalità. Un team di ricercatori ha confrontato le cartelle cliniche di centinaia di pazienti rilevando che l’utilizzo abituale di aspirina andava a ridurre notevolmente il rischio di un ricovero in terapia intensiva e anche di decesso. I medici della New York University, usando Eparina, Cortisone e antivirali hanno riscontrato un calo della probabilità di morte dal 25.6% al 7.6% su 5mila ricoverati tra marzo e agosto. Anche uno studio condotto dall’Alan Turing Institute ha riportato che, su 21 mila pazienti ospedalizzati in Gran Bretagna, vi è stato un abbassamento dei tassi di mortalità di circa 20 punti.

Spagnolo si augura quindi che “l’Aifa introduca nelle linee guida l’aspirina 100 per il trattamento dei pazienti positivi al Covid ma asintomatici e l’eparina a basso peso molecolare (Enoxaparina, clexane ecc.) quando compaiono i sintomi dell’influenza. Recentemente, le ASL di diverse Regioni hanno inserito l’eparina nella terapia a domicilio per i pazienti positivi al Covid e sintomatici, ma pochi sanno di questa possibilità terapeutica e moltissimi sono i pazienti che vengono ospedalizzati”. Il cardiochirurgo ha ricordato di aver vissuto una situazione simile a quella attuale. I medici erano riusciti a spiegare alla popolazione, tramite una efficace campagna pubblicitaria, “che il dolore al petto era un segno caratteristico della ischemia cardiaca e che il salvataggio del muscolo cardiaco era legato alla velocità con cui si faceva diagnosi. Questo portò ad una rapida diminuzione del numero di decessi per infarto. È auspicabile che l’organizzazione sanitaria nazionale informi la popolazione di questa possibilità terapeutica e faciliti la somministrazione di questi farmaci.

Questo, probabilmente, impedirebbe di essere travolti da un numero sempre crescente di ricoveri per Covid" ha concluso il medico chirurgo.

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