Spettatori paganti

Premessa: dobbiamo essere dalla parte della democrazia e difendere il principio dell'indipendenza dei popoli contro le aggressioni, motivi per cui saremo sempre con l'Ucraina. Senza dubbi

Spettatori paganti

Premessa: dobbiamo essere dalla parte della democrazia e difendere il principio dell'indipendenza dei popoli contro le aggressioni, motivi per cui saremo sempre con l'Ucraina. Senza dubbi. Il conflitto, però, sta entrando in una dimensione nuova. Kiev continua a selezionare i suoi obiettivi in una logica militare, a cominciare dal ponte di Kerch che collega la Crimea al territorio russo, mentre i missili di Putin sono delle vere e proprie rappresaglie contro i civili, secondo il credo dei suoi macellai, Surovikin e Kadyrov. Però, l'escalation in una guerra tira sempre in ballo entrambe le parti: è un meccanismo perverso che, come se si salissero di gradini di una scala, vede ogni azione seguita da una risposta sempre più cruenta dell'avversario. Con il rischio che la situazione sfugga di mano.

Lo Zar continua a tracciare delle linee rosse, oltrepassate le quali l'Ucraina, o l'intero Occidente, provocherebbero il punto di non ritorno. Poi, almeno per ora, ciò non accade. Solo che puntare sul «bluff» di Putin, significa in ogni caso giocare d'azzardo. Ecco perché sarebbe necessario creare le condizioni per cui la guida, la logica, la ratio di questo gioco rischioso non siano lasciate al caso e, soprattutto, coinvolgano tutti i protagonisti in campo. Anche perché è tutto l'Occidente, a cominciare dall'Europa, a dare il suo contributo alla causa del popolo ucraino, sia assicurando forniture militari decisive, sia pagando un prezzo economico, a cominciare da quello energetico, che sta mettendo in ginocchio diversi Paesi.

In questa situazione, è giusto che la decisione sui termini dell'escalation, e magari sulle linee rosse da porre al conflitto, siano decise solo da Kiev o da Mosca? È accettabile che quei Paesi solidali con l'Ucraina, non a parole ma con i fatti, siano solo spettatori (paganti) che assistono inermi a questa spirale verso l'alto del conflitto, senza neppure avere un posto in platea ma addirittura in piedi? Sono domande che richiedono una riflessione, anche perché in altri conflitti chi è corso in aiuto del più debole poi ha avuto voce in capitolo sull'epilogo, si tratti dell'individuazione di un punto d'equilibrio militare (Corea, Vietnam), o di una tregua armata (Libano e Irak), o di una pace (Kosovo), o di una ritirata (Afghanistan). In questo conflitto, invece, decide tutto il governo di Kiev: addirittura vengono organizzati attentati a Mosca come quello contro la figlia di Dugin senza che il principale alleato, cioè gli Stati Uniti, almeno a sentire Washington, ne sappia nulla.

Invece, inutile nasconderselo, la guerra in Ucraina coinvolge tutti. Motivo per cui bisogna individuare un soggetto che, senza darla vinta a Putin, rappresenti tutti, l'Ucraina ma anche i suoi alleati. Un modo per dare una controparte alla Russia per avviare un negoziato e non lasciare che Kiev sia protagonista, e magari vittima, dell'escalation dei macellai dello Zar. Questo soggetto può essere solo l'Alleanza Atlantica con dentro anche l'Ucraina.

In fondo è ciò che chiede Zelensky per avere un ombrello che garantisca la sicurezza del suo Paese nel presente e nel futuro. Ma pure i suoi alleati dovrebbero essere interessati a concederglielo: con l'Ucraina nella Nato avrebbero voce in capitolo nell'individuare la linea rossa di un possibile armistizio armato.

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