Il primo rapporto sui centri di accoglienza straordinaria (Cas) condotto da In Migrazione, ha portato alla luce tutte le falle del sistema d’accoglienza made in Italy. A dirlo è lo stesso presidente della società cooperativa sociale, Simone Andreotti, che ha anche passato ai raggi X i bandi delle prefetture italiane per aprire e gestire (soprattutto economicamente) le strutture destinate a ospitare i migranti.
Un risparmio è possibile e si può effettuaree, in sua opinione, se "si migliora l'accoglienza straordinaria senza tagliare i 35 euro quotidiani pro capite per finanziare i centri. Un importo troppo basso non può che abbassare il livello qualitativo, per effetto del necessario taglio dei servizi per l'integrazione e porterebbe a stimolare ancora una volta strutture di grandi dimensioni, che in virtù delle economie di scala possono arrivare ad una sostenibilità economica".
Andreotti, dunque, approfondisce la questione del pocket money per gli immigrati: "Contrariamente a ciò che si crede, dei 35 euro pro die pro capite medio per l'accoglienza dei richiedenti asilo, nelle tasche delle persone accolte vanno 2,50 euro per soddisfare le prime basilari necessità".
Ok, e i restanti 32,50 euro che fine fanno? Presto detto: "Il 92% del finanziamento rimanente viene usato dal privato che gestisce i centri di accoglienza straordinaria. Fondi pubblici che vengono spesi per l'accoglienza che, se di qualità, ritornano alla comunità ospitante".
Accoglienza coi buchi
E nell’approfondita analisi di In Migrazione viene fatto anche un esempio sulle varie voci che costituiscono i famosi 35 euro. In media, 15 euro sono spesi per il costo del personale; 11,27 per la fornitura dei pasti; 39 centesimi sono, invece, costi giornalieri a testa per pulizia e igiene ambientale; 4,14 euro per la fornitura beni (vestiario, alloggio), di cui 2,50 euro sono pocket money; infine 4,2 euro rientra nella non meglio specificata voce "altro".
Una possibile soluzione per migliorare la rete d’accoglienza è quella, per esempio, di prevedere un pro die pro capite non concepito più come mero finanziamento per aprire i Cas, bensì diversificato a seconda delle dimensioni (e del numero di ospiti) delle strutture solidali, in modo inversamente proporzionale: più grande è il centro, più si deve abbassare la cifra dei
35 euro giornalieri.Il tutto, per evitare lo sperpero di denaro pubblico visto che, nel 2018 sono stati iniettati nei bandi per l'apertura e la gestione dei Cas fondi pubblici per oltre 2 miliardi di euro.
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