Il sistema di accoglienza italiano non riesce a uscire dall'emergenza. Gli interventi voluti dal ministro dell'Interno Marco Minniti hanno risolto diverse criticità, ma la situazione dell'Italia è "impietosa". Lo ha affermato la Relazione finale della Commissione parlamentare d'inchiesta sul trattamento dei migranti, consegnata il 21 dicembre scorso alla Camera, dopo due anni di lavori.
I Cas
La Relazione mette in evidenza un dato allarmante: mancano le strutture pubbliche e il sistema di accoglienza si appoggia soprattutto ai privati. Come ricorda Repubblica, i Cas, Centri di accoglienza straordinari, ospitano l'91% dei richedenti protezione ripartiti nelle strutture, in modo permanente, ma"dovevano essere una soluzione momentanea e transitoria", ha denunciato Federico Gelli, presidente della Commissione del Pd. Sette centri su dieci sono gestiti dai privati con il contributo dello Stato.
Le strutture Cas, infatti, sono alberghi, affittacamere, ostelli, case famiglia (caserme ed edifici religiosi sono una minima parte): i gestori hanno ottenuto gli appalti dalle prefetture per prendere i migranti. Ma proprio qui nascono i problemi, dato che i Cas sfuggono facilmente ai controlli. "C'è il rischio di sprecare denaro pubblico a beneficio di soggetti che non offrono i servizi per cui sono pagati", ha continuato Gelli.
I centri molto spesso sono affidati senza una gara. In diverse regioni si sono così create posizioni di oligopolio nel business dell'accoglienza: in Trentino Alto Adige, ad esempio, a un unico gestore corrispondono in media 49 Cas.
Instabilità
La Relazione fotografa una situazione ancora in piena emergenza. I posti finanziati ma mai attivati sul territorio sono oltre 6 mila. Evidenti inoltre gli squilibri dal Nord al Sud. Meno del 50% dei Comuni di ciascuna regione ospitano migranti: fanno eccezione la Toscana con 228 Comuni (82,61%), l'Emilia Romagna con 262 Comuni (78,68%) e l’Umbria con 49 Comuni (53,26%).
Infine,
il rapporto tra popolazione e migranti, che non dovrebbe superare il 3 per mille, secondo il Piano nazionale concordato tra Anci e Viminale, raggiunge quote importanti: 15 per mille in Molise, 8 in Friuli e 7 in Sardegna.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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