Cronache

Stuprata al parco Monte Stella, senegalese condannato a oltre 6 anni

È stato condannato in abbreviato a 6 anni e 8 mesi di reclusione il 24enne autore della brutale violenza commessa ai danni di una 45enne italiana lo scorso 15 luglio in pieno giorno. Il gup ha disposto l'espulsione dall'Italia per il giovane a pena espiata

Stuprata al parco Monte Stella, senegalese condannato a oltre 6 anni

Sei anni e 8 mesi di carcere e poi espulsione dall’Italia a pena espiata. È la sentenza di condanna per Ibrahima Camara, il 24enne originario del Senegal autore di una delle violenze sessuali più sconvolgenti che Milano ricordi negli ultimi anni. Era lo scorso 15 luglio quando in pieno giorno una donna italiana di 45 anni a passeggio con il proprio cagnolino era stata stuprata al parco Monte Stella, la “Montagnetta” di Milano, a San Siro, area verde da sempre particolarmente frequentata e senza particolari timori di sorta dai milanesi. Intorno alle 18 all’improvviso la vittima era stata sorpresa alle spalle dallo stupratore che l’aveva gettata a terra prendendola per il guinzaglio del cane che aveva a tracolla e poi aveva abusato di lei lungo un piccolo e isolato sentiero secondario che si perde nella vegetazione, lontano dagli sguardi di eventuali testimoni. Durante la violenza il giovane, descritto come un africano sul metro e ottanta circa, aveva anche minacciato la 45enne dicendole di avere un coltello con sé, intimandole di non parlare e di non dare l’allarme. La donna non era riuscita a sottrarsi alla violenza e, solo quando il suo violentatore si era allontanato, aveva potuto, seppure sotto choc, chiedere aiuto a un corridore.

Dopo la visita alla clinica Mangiagalli, la vittima aveva poi denunciato lo stupro alle forze dell’ordine spiegando che stava cercando di recuperare il suo cane che si era allontanato quando era stata aggredita dallo sconosciuto. Era subito iniziata una caccia all’uomo condotta dai poliziotti della Squadra mobile, coordinati dal procuratore aggiunto Letizia Mannella e il pm Monia Di Marco. Una corsa contro il tempo per assicurare mentre in città cresceva la paura e la rabbia. Ad incastrare Camara è stato il test del Dna ma gli investigatori, diretti dal capo Marco Calì, lo avevano già individuato partendo da frammento di frame ripreso da una telecamera di sorveglianza che lo inquadrava, seppur in malo modo. I poliziotti della sezione ‘Falchi’ lo hanno rintracciato all'ex mercato comunale di via Isernia, struttura da anni abbandonata e trasformata ormai in rifugio per clochard e piccoli criminali. Lì è stato trovato il suo giaciglio di fortuna. Bloccato infatti, insieme ad altri quattro senza fissa dimora che come lui bivaccano nella zona, nelle ore immediatamente successive l'aggressione, Camara è portato in Questura, fotosegnalato, identificato, regolarmente rilasciato. In quel frangente al 24enne è stato prelevato anche un campione di materiale genetico.

In attesa che gli esperti della Scientifica facessero tutte gli accertamenti per trovare una corrispondenza tra il Dna di Camara e le tracce biologiche trovate sulla scena della violenza gli investigatori lo hanno tenuto sempre controllo senza mai perdere di vista l’obiettivo per il timore che potesse ‘colpire’ ancora. Una volta arrivato l’esito della comparazione dalla polizia Scientifica è scattato immediatamente il fermo. Oggi a distanza esatta di 8 mesi da quel terribile episodio il gup Giulio Fanales ha accolto la richiesta di pena della Procura di 10 anni di reclusione, ridotta a 6 anni e 8 mesi per via dello sconto di un terzo come previsto dal giudizio abbreviato scelto da Camara.

Il giovane, tramite il suo legale, si è sempre processato innocente.

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