Su Desirée Mariottini è guerra tra toghe

Il Tribunale del Riesame fa cadere le accuse di stupro di gruppo e omicidio. Ma i pm tirano dritto: le accuse restano

Su Desirée Mariottini è guerra tra toghe

Si preannuncia uno scontro tra toghe. Da una parte i magistrati, convinti della loto teoria investigativa. Dall'altra il Tribunale del Riesame che oggi ha fatto cadere alcune delle accuse nei confronti di due dei quattro immigrati accusati di aver violentato e ucciso Desirée Mariottini la notte tra il 18 e il 19 ottobre scorso a San Lorenzo.

Sin dal giorno successivo al decesso, infatti, i pm e gli investigatori si sono messi sulle tracce di alcuni individui ritenuti responsabili della morte della 16enne di Cisterna di Latina. Dopo alcune ore arrivano tre arresti: in manette sono finiti Gara Mamadou, cittadino senegalese nato nel 1991; Minteh Brian, anche lui cittadino senegalese del 1975 e Alinno Chima, nigeriano di 46 anni. Dopo qualche giorno gli agenti arrestarono pure un quarto uomo, catturato a Foggia vicino al Cara di Borgo Mezzanone. Infine è stato identificato un quinto uomo, considerato il pusher italiano che avrebbe fornito la droga per la giovane ragazza.

La tesi del Gip

La procura sembra convinta che gli indagati fossero consapevoli che la droga somministrata a Desirée avrebbe potuto portarla alla morte. Per questo, oltre che accusarli per la cessione degli stupefacenti, i pm contestano pure il reato di omicidio. Una tesi condivisa dal Gip, che nel confermare la misura cautelare aveva scritto che gli stranieri hanno agito "con pervicacia, crudeltà e disinvoltura", dimostrando "una elevatissima pericolosità non avendo avuto alcuna remora a porre in essere condotte estremamente lesive in danno di un soggetto minore giungendo al sacrificio del bene primario della vita". Nel ricostruire l'intera vicenda, il gip Tomaselli ha scritto nell'ordinanza di custodia cautelare che "hanno dapprima somministrato alla ragazza" un mix di droghe, "perfettamente consapevoli del fatto che fossero potenzialmente letali per abusarne". "Poi - si legge ancora - ne hanno abusato lungamente e ripetutamente, infine l'hanno lasciata abbandonata a se stessa senza adeguati soccorsi, nonostante l'evidente e progressivo peggiorare del suo stato".

La decisione del Riesame

Due dei quattro immigrati, però, hanno presentato un'istanza al Tribunale del Riesame e i giudici hanno dato ragione ai loro avvocati. Il collegio ha infatti ritenuto che non ci siano elementi sufficienti per accusarli di omicidio, così ha fatto "cadere" questa parte delle accuse. Alinno Chima, detto "Sisco" e Brian Minthe restano comunque in carcere per l'accusa di spcaccio, cessione di stupefacenti e violenza sessuale. Tuttavia il Riesame ha fatto "cadere" anche l'accusa di violenza sessuale di gruppo, sostenendo che si sia trattato di abusi commessi singolarmente.

La procura tira diritto

La decisione del collegio però non farà

cambiare linea della procura nell'inchiesta sulla morte di Desiree Mariottini. Secondo gli inquirenti gli spacciatori diedero alla sedicenne una quantità di droga sufficiente ad ucciderla e ne erano consapevoli.

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