Sui treni e nelle stazioni una sicurezza colabrodo

Il trasporto ferroviario è l'anello debole del dispositivo antiterrorismo

Sui treni e nelle stazioni una sicurezza colabrodo

In aeroporto si deve lasciare ai varchi pure la forbicina per le unghie, nelle stazioni è possibile salire sul treno anche con un machete, come è successo a Milano cinque mesi fa, quando un capotreno è stato aggredito a bordo di una carrozza. Gli attentati di Parigi ripropongono un tema di cui si discute da più di quattordici anni, dopo l'attacco alle Torri Gemelle. Come si controllano le stazioni ferroviarie e i passeggeri dei treni?Le novità degli ultimi giorni sembrano essere state più che altro appannaggio di Ferrovie: dal 14 novembre è stato aumentato del 10% il personale di controllo ai varchi di Roma Termini, Santa Maria Novella a Firenze e alla stazione Centrale di Milano, una misura nata nei mesi scorsi come contrasto agli abusivi, non certo con funzioni di antiterrorismo. L'azienda ha anche disposto che il personale presti più attenzione a eventuali individui sospetti, con la richiesta di rendere più frequenti le segnalazioni alle forze dell'ordine. Sono state intensificate le ispezioni nei cestini interni delle stazioni. Ma al momento sembra essere non ancora ottimale il controllo delle forze di polizia. Domenica alla stazione Tiburtina di Roma, tappa di quasi tutti i treni dell'alta velocità che attraversano l'Italia, non c'erano né varchi per il controllo biglietti né controlli a campione da parte della polizia.Si parlò di un piano, dopo l'11 settembre, per dotare i convogli regionali di telecamere e installare metal detector nelle principali stazioni. Ma quel piano è scivolato nel nulla, almeno al capitolo scanner. Qualcosa è stato fatto invece a livello di videosorveglianza. Sono controllati ora tutti i nuovi modelli dei treni regionali, e i convogli dell'alta velocità.I sindacati tornano alla carica: le stazioni devono essere più sicure, per personale e passeggeri. Siamo lontani «anni luce dagli aeroporti», ammette il segretario generale della Cisl Trasporti Giovanni Luciano.

E se prima i sindacati invocavano più sicurezza per le aggressioni del personale, sempre più frequenti negli ultimi tempi, ora la richiesta si fa più ampia, dalla criminalità al terrorismo. Le stazioni sono al momento un «fianco scoperto», e un cambio di rotta deve «essere preso di petto dalle autorità governative». L'investimento per la sicurezza sarebbe talmente imponente che «l'onere non potrà essere lasciato sulle spalle dell'azienda». Ma sarebbe davvero utile un intervento di questo tipo? Con oltre mille chilometri di rete di alta velocità, 8mila treni al giorno, 2.400 stazioni e un numero passeggeri di venti o trenta volte superiore a quello degli aeroporti, l'universo ferroviario è un sistema aperto e quindi non controllabile. In una importante stazione italiana esistono ben 34 varchi di accesso. Era stata progettata in tempi in cui non si pensava alla protezione dal terrorismo. Ecco perché si starebbe puntando a un controllo umano nelle stazioni, di agenti a piedi, un sistema a cui si sarebbe rassegnata anche la Francia, che sta preferendo la presenza dei poliziotti ai tornelli elettronici. Come si è visto anche per l'assalto mancato allo stadio di Parigi, il controllo di borse, zaini e persone a un varco aiuta: all'entrata dello stadio parigino uno dei kamikaze del 13 novembre è stato ritenuto sospetto proprio da un agente e per questo motivo si è allontanato. Ma i metal detector lungo la linea dell'alta velocità sarebbero un investimento affrontabile. Peccato che da quasi quindici anni non sia una realtà. Da fine agosto i ministri dell'Interno Ue hanno disposto almeno che tutti i biglietti di lunga percorrenza siano nominali.Occorre comunque mettersi «nell'ottica di un cambio delle abitudini», valuta con Il Giornale il segretario Cisl, di una leggera restrizione di alcune libertà nel comportamento.

Se adesso si prende il treno al volo, domani non sarà forse più possibile. Per questo è indispensabile «una presa di coscienza più generale, e un impiego di risorse su larga scala, è una questione che deve investire in pieno il governo». Macchine, ma soprattutto uomini e più prevenzione.

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