All'ombra della sacrosanta battaglia contro gli evasori cresce la voglia di giustizialismo fiscale. Da una parte il governo alza la soglia di errore nelle dichiarazioni dei redditi oltre la quale scatta il processo penale, dall'altra il Parlamento risponde chiedendo di dare ad Equitalia poteri da Grande Fratello. Per la commissione Finanze del Senato l'agente riscossore deve avere «libero accesso a tutte le informazioni bancarie che riguardano i contribuenti, come per esempio i conti bancari italiani e quelli all'estero, la compravendita di auto o di imbarcazioni, i conti titoli, ecc. ecc. come avviene nei Paesi oltreconfine». Nel frattempo, la scelta del governo di alzare da 50 a 150.000 euro la soglia di punibilità penale per le dichiarazioni infedeli scatena contestazioni da parte della Uil, ma anche di Sel e M5S, che parlano di ritorno dell'impunità e di «manine» ferragostane, come se solo il processo penale, con i suoi costi, fosse la via giusta per punire chi evade o chi sbaglia una dichiarazione. Il Pd si difende ricordando che la norma risponde all'esigenza di evitare di ingolfare i tribunali per concentrarsi sui casi di evasione più corposi.
Ma il clima è da «manettari» fiscali. E sebbene in teoria sarebbe doveroso consentire a Equitalia di usare ogni arma per recuperare il maltolto da chi evade, si dimenticano troppo facilmente i lati oscuri e le trappole del sistema fiscale, quanto sia facile cadere in errore per il contribuente e quanto siano invece impuniti gli errori commessi in primis dall'Agenzia delle entrate e poi da Equitalia. Il quotidiano Italia Oggi racconta del caso di Salerno, dove la commissione tributaria provinciale, sezione VIII, con sentenza dello scorso 6 luglio ha dato ragione a un contribuente che aveva contestato a Equitalia il reato di usura per avergli caricato sul groppone interessi fuori misura: quasi 900 euro per un debito di 1.200. I giudici tributari hanno anche trasmesso gli atti alla Procura di Salerno, che ora potrebbe contestare il reato di usura.
«Il problema - spiega Giampiero Guarnerio, delegato italiano presso la Federazione europea commercialisti - è che i funzionari del fisco preferiscono inviare comunque la cartella esattoriale, perché se non lo fanno, rischiano di essere contestati dalla Corte dei conti, se lo fanno ed è sbagliata, pazienza, è il contribuente che deve lottare per farla annullare e sopportare i relativi costi. Ma sa quante volte sono sbagliati gli accertamenti? Dopo il 2010 i dati non sono più stati resi pubblici, ma quell'anno la media era di 840 atti errati al giorno».
Il punto è che le casse pubbliche sono troppo assetate di denaro e vince la linea di non guardare troppo per il sottile. La stessa commissione Finanze del Senato che evoca i super poteri per Equitalia pare aver dimenticato di occuparsi dell'anatocismo sulle cartelle esattoriali, cioè gli interessi sugli interessi, che sono appena stati reintrodotti con il «decreto riscossione».
In più la commissione ha chiesto al governo di fare marcia indietro sul ventilato taglio di due punti dell'aggio concesso agli esattori. Doveva calare dall'8 al 6%, invece il «premio» si fermerà al 7%, riferisce il Sole24Ore . Eppure Renzi aveva definito «tanta roba» quel consistente taglio dell'aggio. Ma non era poi così tanta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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