Cronache

Tagliati addetti e filiali la banca diventa web 2.0

La stretta patrimoniale della Bce impone di ridurre i costi per spingere i profitti. Il cellulare sostituisce il cassiere e il Bancomat andrà in pensione

Tagliati addetti e filiali la banca diventa web 2.0

Le banche italiane sono sempre più smart. Al punto da entrare, ogni giorno, nelle tasche delle giacche (o nelle borsette nel caso delle signore) dei loro correntisti, tramite lo schermo touch del cellulare. Che con le app rappresenta la smaterializzazione software delle filiali del futuro. Per fare questo sono e saranno necessari investimenti massicci in tecnologia, ma per il sistema bancario la strada è obbligata: la politica dei tassi a zero imboccata dalla Bce di Mario Draghi e l'impatto della Vigilanza Unica sulle macerie lasciate dalla crisi (le sofferenze lorde, cioè i prestiti che famiglie e imprese non riescono a restituire ammontano a 185 miliardi) impongono di tagliare i costi. A partire da quelli del personale (i bancari italiani sono 300mila) e delle filiali sacrificando, con un percorso inverso a quello del 2006-2007, quelle piccole e meno profittevoli: a fine 2013 la Penisola contava 31.700 sportelli bancari secondo i dati che si ricavano dalla Banca d'Italia, circa 53 ogni 100mila abitanti contro i 39 della media europea.

Il numero medio delle transazioni mensili effettuate direttamente in filiale è sceso sotto quota 8 milioni. Anche perché, le famiglie sono sempre più avvezze a provvedere a bonifici, giroconti e al saldo delle bollette direttamente dal computer di casa o appunto dallo smartphone. Insomma nelle operazioni a scarso valore aggiunto si sceglie il fai-da-te, mentre resta centrale la consulenza della banca (e dei suoi addetti) in casi come la scelta di un mutuo o del modo migliore per investire, con profitto, i propri risparmi. Da qui la strategia di molti gruppi di integrare le attività di risparmio gestito, una di quelle ad oggi più profittevoli e a minore assorbimento di capitale, con i servizi web, incamminandosi su una strada parallela a quella delle cosiddette «banche dirette». Secondo i calcoli di PriceWaterhouseCoopers, nel prossimo triennio gli istituti investiranno in Information & communication technology circa 4 miliardi, ossia il 40% delle spese in conto capitale preventivate. E gli smartphone avranno un peso decisivo.

Dopo aver trasformato il cellulare in una piattaforma operativa grazie ad app appositamente studiate che sostituiscono il cassiere dello sportello sotto casa, l'ultima sfida è però renderlo un flessibile strumento di pagamento da avvicinare al Pos. L'obiettivo è pensionare tutte le tessera Bancomat, carte di credito che oggi gonfiano il nostro portafogli, sostituendolo con un wallet elettronico, e di intercettare così anche i micro-pagamenti al bar, dal fiorista o dall'ortolano. La tecnologia impiegata per i pagamenti di prossimità è l'«Nfc» (Near field communication). Gli smartphone con sistema operativo Android dotati di questa potenzialità in Italia sono più di 11 milioni, mentre i Pos abilitati sono oltre 200mila. Il parco utenti a fine 2016 potrebbe arrivare a 10,3 milioni. La tecnologia al servizio della clientela è una priorità. Gestire da remoto le operazioni tradizionali come quelle legate ai pagamenti è un'opzione strategica per convogliare tutta la forza vendita verso attività produttive a più elevato margine di redditività.

Solo trasformandosi le banche potranno restare quello che sono sempre state: un partner creditizio per famiglie e imprese.

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