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Tajani e la verità taciuta su droga e marijuana

Tajani e la verità taciuta su droga e marijuana

Quando c'è da scegliere tra il buonsenso e la propaganda, è stupefacente: la sinistra non sbaglia mai. L'ultima polemica riguarda un innocente tweet di Antonio Tajani, europarlamentare di Forza Italia: «Tutti coloro che fanno uso di droghe pesanti hanno iniziato facendosi una canna. La sentenza della Cassazione lancia un messaggio negativo ai giovani». Lo dico, aggiunge Tajani, «dopo 25 anni di esperienza di volontariato in comunità di recupero di tossicodipendenti, parlando con genitori, giovani e meno giovani». E ancora: «Lo dico per i miei figli: è sbagliato usare la cannabis, la cannabis fa male».

Sono tutti ragionamenti logici, suffragati da fatti ed esperienza personale. Si può non essere d'accordo, certo. Ma tutte le volte che si toccano i tabù della sinistra, dall'aborto alle coppie gay, sui social scatta il riflesso pavloviano. Insultare, deridere, minimizzare, fare casino. L'ha buttata in caciara il comico Luca Bizzarri («la maggior parte degli alcolisti - che sono tanti, più dei drogati - hanno cominciato con un bicchiere di vino. Quando un invito a non bere vino? Quando una proposta per il divieto di coltivare le vigne?»), a deridere l'ex presidente del Parlamento europeo si è infilato persino il virologo Roberto Burioni, con un tweet discutibile («tutti quelli che hanno infilzato il cognato con un serramanico hanno iniziato tagliando il filetto con un coltello da cucina. Cosa ne pensate della sentenza della Cassazione sulla libera vendita dei coltelli da cucina?»). Tant'è, sui social anche le persone più ragionevoli a volte perdono la lucidità per qualche clic in più. C'è uno studio del 1975 (A molecular basis for nicotine as a gateway drug) in cui si ipotizza che il fumo di sigarette sia la «porta d'ingresso» alla droga. Altri invece parlano di «comportamento-ponte» di persone con una personalità «tossicofila», attratte dalle droghe: si inizia da una canna e si finisce con una siringa nel braccio. C'è un altro studio Usa del 2010 che conferma la gradualità nella scelta della droga. Tutto dipende da molti fattori, tra cui l'età in cui si inizia a «sperimentare», fino a divenire dipendenti. Per esempio, molti eroinomani o ex diventano anche alcolisti perché l'abuso di alcol si innesta in un cervello già compromesso in cui l'effetto della sbronza è amplificato.

È inutile negarlo: le droghe, leggere o pesanti che siano, fanno male. Lo Stato non può fare da pusher, mettendo a rischio i nostri ragazzi. Ci vuole il buonsenso di ammetterlo. Se si inizia a usarlo, dicono, poi si diventa dipendenti..

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