Sgarbi quotidiani

Il tempo è un foulard

Il tempo è un foulard

Senza una ragione apparente, alcune cose della nostra vita quotidiana passano di moda. Si fermano in un altro tempo. E, mentre noi restiamo fermi al momento interiore in cui esse sembravano assolutamente normali, i giovani di oggi non ne hanno nozione, ti guardano stupiti. In tre generi diversi, penso: al frappè, che nel 90% dei bar non sono in grado di preparare (eppure basta un frullatore), mentre tutti conoscono e bevono, tecnicamente più macchinosi, il mojito o la caipirinha con una ossessiva voluttà. Penso: al foulard che, meglio della cravatta, ordinaria, borghese, e ora in precipitoso declino, connotava un atteggiamento un po' dandy, snob, con l'aria assente di un novello Gastone. Il foulard era sinonimo di eleganza affettata, voluta. Sparito. Ne ho ritrovato traccia, nonchalante, al collo di un amico padovano, Lucio Gottardo, che sta a Cape Town dal 1974, quando in Italia del foulard cominciavano a perdersi le tracce.

Penso poi a uno strumento, che ha perso funzione ed esistenza: il deflettore, meraviglioso congegno che consentiva di aprire una porzione triangolare del finestrino, come un timone la corrente, prima che, in tutte le automobili, chiuse come gusci, fosse introdotta l'aria condizionata. Del declino del deflettore, dominante negli anni 60 e 70, e meraviglioso nelle macchine spider per consentirti di calare il vetro, proiettando il gomito all'esterno, senza essere investiti dal vento, si è accorto anche Francesco Guccini.

Che un dettaglio come questo ci unisca indica il passaggio del tempo.

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