Terremoto, ecco le colpe della politica

Nel 1998 l'allora ministro dell'Interno Giorgio Napolitano firmò l'ordinanza che consentiva di intervenire sugli edifici pubblici con semplici "miglioramenti", senza rispettare le norme di sicurezza previste per le zone sismiche

Terremoto, ecco le colpe della politica

Il giorno dopo i funerali solenni ad Amatrice, epicentro del terremoto che ha sconvolto il Centro Italia, continuano le indiscrezioni sulle "colpe" dell'uomo. Il Fatto Quotidiano scrive che il 30 gennaio 1998 fu un'ordinanza dell'allora ministro dell'Interno Giorgio Napolitano a stabilire che gli edifici pubblici e i luoghi di culto distrutti dal sisma del 1997 potevano essere soltanto "ripristinati", senza interventi strutturali in grado di aumentare la sicurezza antisismica. Gli interventi messi in opera, dunque, erano solo dei "palliativi". O, in altre parole, dei "cosmetici".

"Dai documenti dell’epoca - si legge - emerge quindi che i commissari e ilcomitato tecnico-scientifico chiamati a scrivere il piano di interventi finanziato dallo Stato con oltre 70 milioni di euro (per la sola provincia di Rieti) si sono limitati a mettere in pratica una decisione politica. E’ stata la politica a preparare il disastro, fissando paletti così laschi che ora appare difficile contestare qualcosa a enti attuatori, imprese che hanno eseguito i lavori – a meno che non li abbiano fatti male o con materiali scadenti – e collaudatori".

In pratica in una zona sismica si mettevano solo delle pezze agli edifici senza pensare ai rischi sismici.

L’ordinanza del Viminale, firmata da Napolitano, è la 2741 del 30 gennaio 1998. All’articolo 2 il documento disponeva che “i commissari delegati (…) predispongono, entro 60 giorni dalla data di pubblicazione della seguente ordinanza in Gazzetta ufficiale, un piano per gli interventi urgenti volti al ripristino delle infrastrutture, delpatrimonio culturale, degli edifici pubblici di competenza della Regione e degli Enti Locali, nonché degli edifici di cultodanneggiati”. Il comma 5 dell’articolo 1 specifica che si trattava degli “interventi necessari al recupero, con miglioramento sismico, degli edifici pubblici e privati”. Nei mesi precedenti, altre ordinanze avevano disposto che anche le strutture di Umbria e Marche danneggiate dal terremoto fossero sottoposte solo a “miglioramenti”.

Come spiega al Fattoquotidiano.it Armando Zambrano, presidente del Consiglio nazionale degli ingegneri, “miglioramento sismico è qualunque intervento il progettista definisca tale. Anche se non aumenta sicurezza". In altre parole si tratta di una definizione molto generica. Qualunque intervento il progettista dichiari essere di miglioramento viene accettato come tale.

Può trattarsi della sostituzione di una piattabanda (la parte superiore di porte o finestre, ndr) di legno con una in ferro, dell’inserimento di tiranti in acciaio che bloccano i due lati del tetto o di catene. Interventi che in alcuni casi, intendiamoci, migliorano di molto la sicurezza. Ma non è detto".

Tutto dunque è stato fatto nel (formale) rispetto della legge. Ma, evidentemente, non del buon senso.

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