Il Tevere ostaggio del degrado, tra baraccopoli e discariche

Lungo gli argini del Tevere si moltiplicano discariche e insediamenti abusivi. Anche lo sbocco della Cloaca Massima, una delle più importanti opere di urbanizzazione di epoca romana, è diventato un rifugio per i senzatetto

Il Tevere ostaggio del degrado, tra baraccopoli e discariche

In attesa che l’ufficio speciale per il Tevere, creato dalla giunta pentastellata, inizi ad operare, lungo gli argini del fiume il degrado avanza. E, no, non stiamo parlando della periferia, ma del centro della Capitale. Se ogni giorno, infatti, migliaia di romani e turisti possono godere di una vista da sogno su Ponte Rotto e sull’Isola Tiberina, affacciandosi da ponte Palatino, basta scendere qualche gradino e raggiungere gli argini del fiume perché il sogno si trasformi in un incubo, tra monumenti abbandonati al degrado e baraccopoli disseminate lungo il corso del “fiume biondo”.

La Cloaca Massima rifugio dei clochard

A pochi metri dall’isola Tiberina, infatti, lo sbocco sul Tevere della Cloaca Massima, una delle più importanti opere di urbanizzazione di epoca romana, è diventato il rifugio di una decina di senzatetto. Sui blocchi di tufo con cui fu costruita la più antica fogna al mondo ancora funzionante sono stati piazzati una serie di giacigli di fortuna. L’arco che caratterizza il tratto finale della Cloaca è ricoperto dalle sterpaglie e dai rifiuti. Tutto intorno, indumenti, tende da campo, scarpe, coperte, stoviglie, bottiglie di plastica e cartoni di vino, completano il quadro. L’arco ricavato all’interno dei muraglioni del Tevere, è completamente imbrattato dai graffiti. A denunciare per primi lo stato di abbandono del monumento, sono stati gli attivisti del blog Riprendiamoci Roma. “Mentre scattavamo le foto, siamo stati anche minacciati dagli occupanti, che ci hanno tirato delle pietre”, racconta a ilGiornale.it il fondatore del blog, nato nel 2009 per denunciare il degrado nella Capitale. Dalla Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, ci fanno sapere di aver “più volte segnalato” alla Regione Lazio “la necessità di un intervento di manutenzione”, chiarendo come questo tratto di Cloaca sia “di proprietà della Regione, cui spetta anche la competenza sulla banchina fluviale”. La Regione Lazio, però, ribatte che il degrado del sito è una questione di decoro urbano, e, quindi, dovrebbe essere il Campidoglio ad intervenire. E, intanto, il monumento, resta in balia dell'incuria.

Una favela nel cuore di Roma

Spostandoci di qualche centinaio di metri, la situazione non migliora. Gli argini del tratto di Lungotevere compreso tra Ponte Sublicio e Ponte Testaccio sono disseminati di baracche e piccole discariche. A pochi metri dai resti archeologici dell’antico porto fluviale di epoca romana, nascosti nell’erba alta, si snodano una serie infinita di ricoveri di fortuna. Li scorgiamo tra la vegetazione mentre percorriamo a piedi l’argine del fiume. “Qui è pieno di immondizia e di discariche che sversano sul Tevere e non gliene importa niente a nessuno”, ci dice la signora Claudia, responsabile della colonia felina di Testaccio. “Ogni venti metri c’è una capanna con persone di qualsiasi etnia”, continua, “tunisini, marocchini, albanesi, rumeni”. Nelle tende nascoste tra gli arbusti, in effetti, vivono centinaia di persone. “Oltre il ponte, invece, ci sono i rom”, spiega Claudia indicando in direzione di Ponte dell’Industria. Anche nei pressi del Gasometro, infatti, gli accampamenti si moltiplicano, e da qualche tempo i nomadi hanno allestito un mercatino di oggetti rubati. Andrzej, un immigrato polacco, ci invita ad entrare nella capanna che si è costruito tra gli alberi. Ha perso il lavoro e da due mesi vive qui, a Lungotevere Testaccio. “Mi ero costruito una baracchina, ma la polizia, un mese fa, l’ha rimossa”, ci racconta, seduto sulla sua brandina, mentre dietro di lui un topo si tuffa nelle sterpaglie. Così, ora, accanto al letto e ad una cucina improvvisata ha sistemato la sua tenda. “La uso quando piove”, ci spiega. Dietro di lui, accanto allo specchio appoggiato sugli alberi, ha appeso le immagini della Madonna e di Papa Francesco.

Gli interventi in campo

Per ripristinare il decoro urbano sul tratto del Tevere che va da Castel Giubileo all’Isola Tiberina, la Regione Lazio ha stanziato 2,1 milioni di euro per i prossimi tre anni. Sei concorrenti hanno risposto al bando pubblicato lo scorso gennaio e adesso la Regione si trova nella fase di valutazione delle offerte. A breve, quindi, dovrebbe partire un piano di pulizia degli argini del fiume al quale saranno destinati 700mila euro l’anno. L’operazione, però, non comprende il tratto di Lungotevere che va dall’Isola Tiberina fino alla foce del fiume, dove si moltiplicano le baraccopoli. Da via Cristoforo Colombo, tuttavia, assicurano che, appena concluso questo primo bando, inizierà la ricerca dei fondi per intervenire anche sul secondo tratto.

A marzo, inoltre, il Campidoglio ha istituito un ufficio speciale per il Tevere, che dovrà occuparsi della valorizzazione del tratto urbano del fiume e che coordinerà tutte le amministrazioni pubbliche coinvolte nelle attività di manutenzione e sviluppo delle sponde. L’obiettivo è quello di rendere il corso d’acqua navigabile e fruibile per i cittadini. Ma, per ora, gli argini del fiume della Città Eterna, restano ostaggio del degrado.

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