Ci sarebbero dei dissidi familiari dietro la strage di Sutherland Spring, in Texas, dove ieri il 26enne Devin Patrick Kelley ha aperto il fuoco durante la messa in una chiesa battista, uccidento 26 persone.
Secondo la polizia, infatti, non si tratterebbe di terrorismo: il killer aveva mandato messaggi contenenti minacce alla suocera, che frequentava proprio la chiesa in cui è avvenuto il massacro. "Non riteniamo che l'azione di ieri si debba a motivi razziali o religiosi", ha detto un portavoce della polizia, spiegando che tutto fa pensare che Kelley si sia ucciso, "C'erano una serie di problemi in famiglia". I suoceri dell'ex militare non erano in chiesa e "non partecipavano alla funzione" al momento dell'attacco. "Ma si sono presentati ieri nel pomeriggio per parlare con gli investigatori" dopo aver riconosciuto il genero in tv.
La strage fa tornare in auge il famigerato dibattito sulle armi. "C'è bisogno di più parrocchiani armati che possano rispondere a tono a minacce simili", sostiene il procuratore generale del Texas, Ken Paxton, "Accadrà di nuovo: non si possono tenere le armi lontane dalle mani di persone che intendono violare la legge. E l'unica cosa che ferma un uomo cattivo con una pistola è un uomo buono con una pistola".
Dal canto suo Donald Trump punta il dito sulla salute mentale del killer, ex militare
e veterano. "È un evento molto, molto triste", ha spiegato, "Abbiamo molti problemi di salute mentale, così come li hanno altri Paesi. Era un individuo molto disturbato con tanti problemi per un lungo periodo di tempo".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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